Al Qaida colpisce ancora Bali: strage di turisti

Il presidente dell’Indonesia: ci saranno presto altri attentati

Gian Micalessin

Stessa spiaggia. Stessa firma. Stessa strage. A tre anni dalla carneficina che il 12 ottobre 2002 fece oltre 200 morti Al Qaida ha colpito di nuovo. E nel mirino dei terroristi è finita ancora una volta la spiaggia di Kuta, il ritrovo preferito di turisti e stranieri provenienti da ogni parte del mondo. E anche questa volta è stato un massacro. Nella notte di ieri i bilanci, ancora provvisori, parlavano di 25 morti e di oltre cento feriti, la maggior parte stranieri. L’unità di crisi della Farnesina rassicura: non risultano italiani coinvolti. Ma i numeri della strage non fanno ancora i conti probabilmente con i cadaveri dimenticati nell’oscurità, quelli abbandonati tra le fiamme dei ristoranti e quelli semplicemente non ancora ritrovati. A Kuta e a Jimbaran, i due lungomare colpiti da esplosioni multiple, come vogliono i crudeli protocolli di Al Qaida, ieri notte era il caos. I soccorsi cercavano di farsi largo tra la calca dei turisti in fuga e le fiamme levatesi dai ristoranti. I terroristi hanno colpito all’ora di punta, poco prima delle venti locali, quando bar e i ristoranti erano stracolmi di clienti.
Marty Natalegawa, portavoce del ministro degli Esteri indonesiano, ha riferito di un’esplosione nel centro della spiaggia di Kuta e di almeno due esplosioni sulla spiaggia di Jimbaran distante circa trenta chilometri. «I due attentati – ha detto - sono avvenuti nell’arco di dieci minuti». Secondo il portavoce quella di Kuta «è stata causata da una bomba piazzata al centro di un’area assai affollata per causare il massimo numero di morti e feriti». La polizia indonesiana, dopo i primi rilievi, ha confermato che le bombe esplose sono tre.
A Jimbaran hanno colpito la zona intorno al Four Seasons Hotel facendo numerose vittime. Un testimone ha detto di aver visto almeno una trentina di corpi a terra nella zona dell’albergo anche se non ha saputo dire se fossero morti o feriti. Un altro, Wayan Kresna, ha raccontato di aver visto la prima bomba esplodere all’interno di un ristorante e di aver lui stesso trasportato fuori due cadaveri. «Sono stato fra i primi ad arrivare e ho dato una mano a portar fuori morti e feriti, c’era sangue dappertutto... io e un altro abbiamo alzato e trascinato fuori due morti».
L’esplosione principale sul lungomare di Kuta ha colpito il ristorante Raja, un edificio di tre piani assai frequentato. La bomba secondo i testimoni è esplosa al secondo piano, facendo saltare tutte le finestre dell’isolato. «C’è stato un boato enorme, come se un fulmine fosse caduto a pochi metri da qui e i vetri delle finestre sono scoppiati – ha raccontato Daniel Martin, un turista inglese che si trovava nell’edificio di fianco al ristorante di Kuta Beach - quando mi sono affacciato là sotto era il caos. C’erano fiamme, un palazzo sventrato e feriti distesi sulla spiaggia. Tutti correvano via implorando aiuto». Yosi, un venditore ambulante 24enne, è stato trascinato via da una marea di gente terrorizzata. «Correvano per mettersi in salvo, erano sconvolti, erano tutti turisti, molti feriti».
Fino alla tarda serata di ieri nessuno aveva ancora rivendicato la strage, ma le autorità locali sembrano non aver dubbi sulla matrice «integralista» dell’attentato e puntano il dito ancora una volta contro Jemah Islamiah, l’organizzazione islamista considerata la filiazione locale di Al Qaida, accusata di aver organizzato anche la strage del 15 ottobre 2003. Il presidente indonesiano Suslio Bambang Yudhoyono non più di un mese fa aveva messo in guardia il Paese sul rischio di nuovi attentati. Ieri ha immediatamente parlato di attacco terroristico accennando al rischio di altri attentati nelle prossime ore.

«Bisogna stare in allerta», ha avvertito Yudhoyono alludendo all’imminente inizio del Ramadan, il mese di digiuno islamico che dovrebbe scattare già domani. Ma il presidente ha anche promesso un’immediata reazione. «Daremo la caccia ai colpevoli e li consegneremo alla giustizia».

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