Potevano farci aspettare molto? No, non potevano, evidentemente. Questione donore e di guerra. Più o meno «santa». E così, giusto per mandare un segnale di forza al mondo, il successore dellannientato Osama Bin Laden, è stato scelto dalla solerte dirigenza di al Qaida.
Si chiama Saif al-Adel (noto anche col nome di Muhamad Ibrahim Makkawi), ha 50 anni, è un ex membro delle forze speciali egiziane e ha un discreto curriculum di sangue alle sue spalle. È infatti, secondo fonti dellanti-terrorismo saudita, il responsabile di unondata di attentati compiuti da al Qaida nel regno di re Abdullah a partire dal maggio 2003, ha combattuto i sovietici in Afghanistan negli anni Ottanta, è riparato in Iran e quindi in Pakistan. Da sempre membro del Majlis Shura di al Qaida, era considerato il responsabile dei campi di addestramento del gruppo non solo in Afghanistan, ma anche in Pakistan e in Sudan. Secondo alcune fonti avrebbe addestrato anche gli attuali capi dei Giovani Muijahidin somali i quali, una volta rientrati in patria dallAfghanistan, hanno aperto, per dimostrare quanto avevano imparato bene, il primo campo di addestramento militare nella zona di Ras Kamboni, nel sud del Paese africano.
Considerato una delle menti dellattentato al presidente egiziano Anwar Sadat del 1981, è sposato con la figlia del terrorista Mustafa Hamid, dalla quale ha avuto cinque figli. Nel 2000 viveva stabilmente nel distretto di Parwan a Kabul. Come se non bastasse, è sospettato di aver avuto un ruolo di primo piano negli attacchi contro le ambasciate americane di Nairobi e Dar es Salaam nel 1998, tanto che sulla sua testa pende una taglia di cinque milioni di dollari. Coincidenza o no, giusto ieri è arrivato un minaccioso avvertimento: «Ci vendicheremo con il governo pakistano per luccisione di Osama Bin Laden. Le forze di sicurezza, lIsi (i servizi segreti pakistani, ndr) e la Cia sono in cima alla lista dei nostri obiettivi». Nel video, ottenuto dal corrispondente di al-Jazeera da Islamabad, appare Omar Khaled, un leader talebano, circondato da guardie armate, che così recita: «Osama Bin Laden ci ha dato lideologia del jihad islamico, la sua morte non ci spaventa, ci dà invece più forza per continuare la sua missione. Gli americani hanno avuto bisogno di 11 anni per uccidere Osama, per noi sarà più facile, ci vendicheremo in pochi mesi».
Perché il mondo rimanga comunque in fibrillazione occorre anche dire che, stando ad alcune dichiarazioni esclusive rese da Noman Benotman, ex militante di un gruppo libico affiliato ad al Qaida che oggi ha rinunciato alla lotta armata, la scelta di affidare la leadership al terrorista egiziano, tuttavia, non è stata presa dal consiglio (Shura) di al Qaida perché è impossibile, al momento, organizzarne uno, ma da un gruppo ristretto di sei-otto leader del movimento jihadista, attivi nelle aree tribali a cavallo tra Afghanistan e Pakistan. In altre parole, una nomina «ad interim» che, sempre secondo Benotman, potrebbe incontrare lopposizione dei membri sauditi e yemeniti di al-Qaeda, per i quali il nuovo leader dovrebbe essere originario della penisola araba. In questottica il successore più accreditato rimarrebbe quindi, al momento, legiziano Ayman al-Zawahiri, numero due di al Qaida quando Bin Laden era ancora in vita. Resta il fatto che la nomina, ad interim o no, di Seif al-Adel come successore di Osama Bin Laden alla guida di al Qaida consacra ufficialmente il ruolo chiave della corrente egiziana allinterno della formazione terroristica.
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