Compie ottantanni lo stadio di Roland Garros, costruito per celebrare i «Quattro Moschettieri»: Lacoste, Cochet, Borotra, Brugnon. Anche se ormai erano molto vecchi io li ho conosciuti. Lacoste non si toglieva mai il cappotto di cammello sul quale ostentava una candida sciarpa. Vidi giocare Cochet ormai decaduto: era un tennista piccolo, magro e sordo, che brontolava sempre. Una volta gli chiesi cosa pensasse di Borg. Lui mi rispose schifato: «Il suo tennis è noioso! Non sa fare la volée... ».
Giocai unesibizione di misto contro Borotra grande charmeur 62enne che baciava la mano alle signore. Faceva il fallo di piede più grande della storia e noi ragazzacci irriverenti sostenevamo che presto gli avrebbero consentito anche il doppio rimbalzo della palla. Philippe Chatrier raccontava che Borotra era sopravvissuto a un campo di concentramento nazista. Si allenava correndo a piccoli passi dentro la cella e durante le ore daria. Al momento della fuga Borotra fu uno dei pochi che riuscirono a raggiungere il bosco. Brugnon era nostro amico perché, lavorando alla Lacoste, girava per tornei.
La prima finale del Roland Garros fu giocata nel 1925: vinse Lacoste contro Borotra. Il tennis ebbe una storia tutta francese fino al 1933 quando Crawford batté Cochet. Lanno successivo il titolo andò al barone Von Cramm. La prima ventata italiana arrivò con la sconfitta in finale di Giorgio De Stefani. La seconda guerra mondiale interruppe le gare dal 1940 al 1945 e alla ripresa ci fu un ultimo guizzo francese grazie a Marcel Bernard vincitore su Drobny. Per veder sventolare la propria bandiera la Francia dovette poi attendere Yannick Noah nel 1983.
Lottantesima edizione verrà celebrata mercoledi con una sfilata sul Centrale di tutti i campioni viventi. LItalia avrà in campo Pierangeli e Panatta, il solo che riuscì a fare lo sgambetto a Borg grazie alla palla corta mentre a Nicola va il merito di aver scritto le pagine più ricche e romantiche, con 4 finali e 2 vittorie. Il Mitico Nic per disputare la finale arrivò al Roland Garros accompagnato da Candida, stupenda spogliarellista del Crazy Horse, al volante di una Cadillac. Erano altri tempi... !
Altro che transportation, ognuno veniva allo stadio con il proprio mezzo che per il mio adorabile megalomane era una decapottabile bianca. Allora al finalista del singolare veniva consegnata una coppetta dargento alta venti centimetri, al vincitore una poco più grande. Oggetti che oggi troneggiano nel salotto del nostro campione. Il merito per la più bella impresa appartiene a Ken Rosewall. Dopo aver vinto nel 1953 passò al professionismo e 15 anni più tardi, grazie allEra Open, ritornò a Parigi per riprendersi il trono.
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