Riciclarsi per ricominciare, quando si è di troppo per lazienda che ristruttura o che è costretta a chiudere i battenti. Partendo dallanalisi delle capacità, delle competenze e delle motivazioni individuali, da incrociare con le richieste del mercato, per passare poi a un eventuale percorso di riqualificazione propedeutico al nuovo lavoro. In una parola, outplacement: lassistenza alla ricollocazione professionale, nata quasi mezzo secolo fa negli Stati Uniti e comparsa in Italia negli anni 80, e che oggi, complici le difficoltà del periodo, rappresenta un fenomeno in crescita. A sostegno non solo del reinserimento nel mondo lavorativo di manager e quadri in esubero, ma anche del personale impiegatizio e di fabbrica. Previsto dal Dlgs 276/03, loutplacement è un servizio reso da agenzie private, accreditate presso il ministero del Lavoro, che intervengono su incarico dellazienda, talvolta anche prima del preavviso dinterruzione del rapporto, per favorire il reimpiego dei dipendenti sia con percorsi individuali che collettivi. Registrando un successo pressoché totale nel caso dei singoli candidati, secondo quanto riportano le statistiche dellAiso, il sodalizio che riunisce le principali società di ricollocamento; non altrettanto piene, invece, risultano le percentuali relative alloutplacement di gruppo: vicine all80% per il personale in mobilità, inferiori alla metà quando si tratta di cassintegrati. Esito, questultimo, che si spiega con il prevalere di un atteggiamento passivo tra chi percepisce il sussidio, spesso non motivato a sufficienza a darsi da fare per trovare una nuova collocazione. Peraltro, è notorio che più si allunga il periodo di inattività, più si attenuano le probabilità di ottenere considerazione da parte dei potenziali datori di lavoro. Lintervento di società specializzate in outplacement, che in alcuni casi è previsto nellambito di accordi di settore o piuttosto viene negoziato a livello individuale, si estende allintero periodo necessario per far rientrare tra gli occupati il personale in esubero. Ciò che avviene in media nellarco di 5,6 mesi, circa un terzo del tempo stimato dallIstat come necessario, in generale, perché un lavoratore con precedente esperienza possa trovare un nuovo impiego.
I costi delloutplacement, sostenuti in toto dallazienda, sono calcolati sulla base del 15% della retribuzione lorda annua del singolo candidato, mentre nel caso di ricollocazioni collettive il computo varia in ragione del numero e del profilo professionale dei lavoratori. Che alla possibilità di ridurre in modo cospicuo il periodo di inattività aggiungono di norma gli effetti di un programma di riqualificazione, mentre lazienda, dal canto suo, è nelle condizioni di pianificare la riorganizzazione limitando le controversie legali e le ripercussioni di tipo sindacale. I dati dellAiso rivelano che nel triennio 2008-2010 hanno fruito dei servizi delle agenzie di outplacement quasi 23.500 candidati: dirigenti, impiegati e operai di età media attorno ai 45 anni, espulsi da un mercato del lavoro in cui i settori metalmeccanico, farmaceutico e finanziario sono apparsi e appaiono tuttora in preda alle tensioni più forti. Di questi, poco più di 20mila, circa l85,5% del totale, hanno trovato un reimpiego: con contratto a termine il 58% (un quinto dei quali come co.co.pro), a tempo indeterminato il 33%, mentre la quota rimanente ha scelto la libera professione.
Se circa un terzo dei ricollocati si è dovuto accontentare di uno stipendio inferiore al precedente, in oltre il 62% dei casi il livello della retribuzione è invece risultato pari o superiore.
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