Dietro ai cancelli e all'ingresso fiabesco del villaggio di Collegno alle porte di Torino, c'è il progetto visionario di Napoleone Leumann, imprenditore di origine svizzera. Tanto che quando muore, il suo necrologio recita: «Due erano gli ideali a cui indirizzò in particolar modo la sua opera: il benessere fisico e morale dei suoi dipendenti e l'educazione e l'istruzione dei loro figli. Per ottenere il primo era necessario pensare a migliorare le condizioni igieniche».
Il magnate del tessile trasferisce la sua azienda a Torino approfittando delle agevolazioni fiscali e degli sconti che la città decide di concedere sui terreni. E da lì nasce l'avventura della cittadella, conclusa agli inizi del Novecento dall'ingegner Pietro Fenoglio. Ci abitano un migliaio di persone tra operai, impiegati e relative famiglie: in tutto si snoda in 60 villini e 120 alloggi, ciascuno provvisto sin dal principio di servizi igienici e un giardino condiviso al piano terreno.
Attorno alle abitazioni vengono gradualmente realizzati anche gli edifici necessari ad una piccola comunità: la scuola elementare, la palestra, i bagni pubblici, una chiesa, una cooperativa alimentare, una piccola stazione ferroviaria, un albergo e il Convitto delle Giovani Operaie. Inoltre, all'interno dello stabilimento ci sono la mensa ma anche un ambulatorio, un asilo nido, un ufficio postale e un circolo sportivo.
Pur essendo di religione calvinista, Napoleone Leumann vuole dotare il villaggio di una chiesa, dedicata a Sant'Elisabetta, ed è una delle pochissime chiese al mondo, forse l'unica, realizzate in stile Liberty . Il villaggio è ancora abitato da alcuni ex dipendenti del cotonificio Leumann e, complessivamente, da circa un centinaio di famiglie. Recentemente è stata recuperata parte della cancellata metallica che un tempo circondava l'intero stabilimento, ma che fu requisita dal governo fascista durante la seconda guerra mondiale.
Nel 2019 sono anche cominciati i lavori per il prolungamento della metropolitana di Torino. Il villaggio è anche finito sul grande schermo perchè è stato il set del film «È nata una star?» diretto da Lucio Pellegrini e tratto dal racconto di Nick Hornby.
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