Un quartiere in rivolta contro i sordomuti: «Fanno troppi schiamazzi»

PadovaDa quattro anni i sordomuti dell’Istituto Magarotto di Padova alzano troppo la «voce». Un miracolo? No, è il motivo della denuncia che alcune famiglie di via Cottolengo, nel quartiere dell’Arcella a Padova, hanno presentato nei confronti di questi ragazzi un po’ troppo rumorosi.
Ci sarebbe da ridere se non fosse tutto tremendamente serio. I muti che gridano e tengono svegli i residenti del rione San Carlo sembrano usciti direttamente da una commedia all’italiana, con battuta incorporata sentita tra uno spritz e l’altro nei bar di Padova: «Per forza che gridano, sono sordi e non si sentono». In realtà la denuncia che le famiglie di via Cottolengo, tramite l’avvocato Silvio Barbero, hanno recapitato alla Procura della Repubblica contiene anni di scontri, dispetti, segnalazioni, diffide, tutta roba inutile, almeno finora, a giudicare dai risultati. E quindi, se giudice deve essere, che giudice sia.
Questo il ragionamento che ha indotto i coniugi Gastone Fattore e Maurizia Cervi a capeggiare la «rivolta» del quartiere e a chiedere un pronunciamento giudiziario. Anche perché, negli ultimi mesi l’escalation di baccano era stata tale da provocare l’inoltro di due diffide al comando dei carabinieri. «Non riusciamo più a dormire - spiega Fattori - e non sappiamo più a chi rivolgerci per vedere tutelate le nostre ragioni». Dopo aver tentato una composizione pacifica della vicenda e aver fatto recapitare due diffide tramite i carabinieri, ora le famiglie hanno deciso per la linea dura.
Il convitto del Magarotto ospita una settantina di studenti sordomuti: come hanno fatto a far tanto baccano al punto da scatenare le carte bollate? «Il problema diventa emergenza soprattutto nei mesi più caldi - spiegano i residenti - quando gli studenti lasciano porte e finestre aperte delle stanze e le loro urla ci impediscono di prendere sonno. Per non parlare del disastro che lasciano nel retro della scuola, che guarda caso confina con i nostri giardini: è diventato un letamaio. È una vita che segnaliamo i problemi all’assessore provinciale, ma nessuno ha preso provvedimenti».
A rendere insostenibile la situazione, aggiungono coloro che hanno presentato la denuncia, ci sarebbe l’atteggiamento, come dire, eccessivamente disinvolto degli inquilini disabili. Disinvolto e pericoloso: a maggio e settembre i ragazzi di un istituto, che viene descritto come fatiscente, avrebbero aggiunto ai rumori molesti nuove imprese poco edificanti; in particolare in diverse occasioni sarebbero stati visti mentre accendevano fuochi, con grave rischio per le abitazioni della zona. Il nuovo rettore dell’istituto, Francesco Bagatella, forse perché non troppo impressionato dalla lista di precedenti casi di schiamazzi e comportamente forse eccessivi, appare un po’ sorpreso dall’iniziativa legale. «Non ingigantirei più di tanto la faccenda - ha dichiarato -. In ogni caso mi impegnerò a ricordare agli studenti che vanno a sedersi sulle scale di comportarsi in modo corretto». Basterà? Difficile, a giudicare dal tono della denuncia e dalla lista di lamentele ormai diventata troppo lunga per poter essere cancellata con un «vogliamoci bene». E pensare che alcuni alunni della scuola elementare Forcellini di Padova hanno anche imparato il linguaggio dei segni per stringere un gemellaggio con i colleghi più sfortunati del Magarotto, a testimonianza di un meritorio, ma evidentemente non sufficiente, sforzo di integrazione da parte delle istituzioni deputate.
Lilia Manganaro, consigliera nazionale dell’Anffas, ha detto al Mattino di Padova che l’intolleranza sta aumentando. «E la denuncia nei confronti dei sordomuti - ha aggiunto - è frutto di questa intolleranza».

I genitori che hanno presentato la denuncia, però, non ci stanno. «L’intolleranza non c’entra, chiediamo solo che vengano rispettate le normali regole del vivere civile». In sintesi, chiedono ai sordomuti di tacere. E non è una battuta.

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