Quarto Oggiaro, dopo lo spaccio restano i rom

Quarto Oggiaro, periferia Nord-Ovest. Da sempre definito il «Bronx» di Milano, è l’area più «calda» della zona 8. Quartiere di spaccio e microcriminalità. Almeno fino all’alba dell’altro ieri, quando con una maxi retata sono finiti in carcere 29 esponenti del clan Sabatino-Carvelli, organizzazione in grado di gestire lo spaccio di dieci chili di droga al giorno. Le forze dell’ordine sperano di aver messo la parola fine su un’attività che rovina l’immagine di un quartiere che invece sogna il riscatto. Come dimostra la riqualificazione di gran parte delle case popolari. Ma i problemi restano. Almeno quello dell’abusivismo edilizio. Basta affacciarsi da una delle rampe di collegamento con la tangenziale per scorgere - seminascoste dalla vegetazione - alcune case con il tetto spiovente. Sono abusive, costruite da gruppi di rom sui terreni - non edificabili - che loro stessi hanno acquistato. E che controllano con fare aggressivo. Guai spiare cosa succede laggiù. Arrivano, ti minacciano e poi inforcano una stradina di campagna per tornare nelle proprie ville.
Questo è solo uno dei volti della zona 8, che comprende realtà eterogenee: via Paolo Sarpi da una parte, Gallaratese e Lampugnano dall’altra. Centro e periferia. Luoghi lontani, con problemi diversi: il traffico caotico, il commercio all’ingrosso di Chinatown, la prostituzione a Qt8 e vicino gli svincoli della tangenziale. Ma fra degrado e comitati di quartiere perennemente in guerra, il futuro promette grandi cambiamenti. Che in parte stanno già trasformando il volto della zona. Le case popolari dell’Aler, per esempio, a Gallaratese come a Quarto Oggiaro sono state quasi tutte ristrutturate e riqualificate. A settembre sarà inaugurata villa Scheibler. Mentre in vista dell’Expo 2015, l’area confinante con Pero sarà trasformata del tutto. E così la degradata via Stephenson, dove al posto delle fabbriche dismesse - e in parte occupate abusivamente - nascerà un nuovo quartiere residenziale. Con alberghi, case e servizi per gli abitanti.
Il viaggio nella zona 8 comincia nel verde di Qt8, quartiere residenziale all’ombra del parco Monte Stella. Il caos della città sembra lontano anni luce, come il rumore assordante delle auto. Eppure, all’imbrunire lungo via Salmoiraghi le code di auto assomigliano a lunghi serpentoni illuminati. Ogni angolo della zona è «presidiato» da gruppi di prostitute, soprattutto di origine cinese. Per loro decine di automobilisti restano in coda, paralizzano la circolazione e disturbano la quiete del quartiere. Con buona pace dei residenti.
Proseguendo lungo il perimetro dell’Ippodromo si arriva a Bonola, Lampugnano e Gallaratese. Sono classici quartieri dormitorio. Grossi palazzoni, pochi servizi e tanto verde. Propprio qui sorge un grande centro commerciale, che con il tempo sta soffocando i negozi della zona. A pochi passi ci sono via Cilea e la stazione della metropolitana di Molino Dorino, capolinea della rossa. Spesso al centro di brutte storie di cronaca, è un vero e proprio crocevia. «Qui è brutto soprattutto di sera - racconta l’edicolante -, non c’è nessuno in giro. Passa gente di tutte le razze, soprattutto romeni perché nella galleria c’è un’agenzia che organizza viaggi e spedizioni verso i Paesi dell’Est».

Altro punto «caldo» della zona 8 è il piazzale del cimitero Maggiore, dove soprattutto di sera si danno appuntamento prostitute e viados. E infine via Stephenson, alle spalle del campo rom di via Triboniano, con le sue fabbriche abbandonate e bruciate.

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