Quegli allarmi che cadono nel vuoto

Da almeno dieci anni la vera emergenza è quella legata al dissesto idrogeologico. Ma ogni anno, a novembre, capita una sciagura. E con lei arriva la solita domanda: è troppo forte la natura o siamo troppo impreparati noi?

Quegli allarmi che cadono nel vuoto

Dopo aver scritto i miei primi articoli su queste pagine - articoli ove smontavo ad una ad una tutte le frottole che ci propinavano gli ambientalisti in generale e i Verdi in particolare - Giancarlo Perna, incuriosito da quegli articoli, che tutto erano fuorché politicamente corretti, volle intervistarmi. Mi chiese, tra le altre cose, di cosa avremmo dovuto preoccuparci, in ordine alla cura dell'ambiente, visto che sostenevo l'inesistenza degli inquinamenti che preoccupavano il resto del mondo ma non me, tipo quello elettromagnetico dalle antenne e dai tralicci, o quello genetico dall'agricoltura Ogm, o quello climatico da effetto serra per colpa delle emissioni di anidride carbonica, o quello radioattivo dalle centrali nucleari. La mia risposta fu: il dissesto idrogeologico, quello sì che è un problema serio. L'intervista è dell'ottobre del 2000, esattamente 10 anni fa. Col che non intendo lamentare il fatto di non essere stato ascoltato (e come potrei? ho difficoltà a farmi ascoltare anche da mia figlia), ma solo additare i veri responsabili di questo stato di cose. Gli ambientalisti, dico. Sono una vera disgrazia: se qualcuno vi gira intorno, ditegli di stare alla larga.
La cura dell'ambiente è una questione scientifica, che avrebbe bisogno di chimici, geologi, ingegneri, ma che è stata affidata a individui semianalfabeti, ideologicamente bacati, mossi dalla voglia di centrare un unico obbiettivo: affrontare problemi inesistenti, peraltro scegliendo la strada di ottenere il minimo dei risultati col massimo dei costi. L'effetto immediato di questa condotta è l'incancrenirsi di problemi che non sono stati mai non dico risolti, ma neanche affrontati, per la semplice ragione che le risorse - cioè le palanche delle nostre generosissime tasse - hanno foraggiato le più cervellotiche stravaganze. Con la complicità dei ministeri dell'ambiente di ogni governo (con una sola eccezione, forse: quando alla guida di quel ministero ci fu Altero Matteoli).
Mettere e mantenere in ragionevole sicurezza il nostro territorio costa, e sarebbe denaro ben speso. Ma non si può fare finché non si chiudono i rubinetti a tutti i progetti che vivono in nome della assurda pretesa, ad esempio, di voler governare il clima controllando le nostre emissioni di anidride carbonica. Che è come pretendere di difendere le case di montagna dalle nevicate proponendosi di non far nevicare anziché costruendole con tetti spioventi. Ci hanno raccontato - anzi, ci stanno raccontando - la balla che dobbiamo installare parchi eolici e tetti fotovoltaici perché è così che si governa il clima, e allo scopo, sono stati impegnati fior di miliardi e altrettanti è previsto impegnare nei prossimi anni (20 miliardi solo nel fotovoltaico): sapete ora con chi dovete prendervela per i disastri causati da eventi climatici che sarebbero stati altrimenti governabili, se solo il denaro necessario non fosse stato stornato nelle tasche di costoro.
A Napoli ogni tanto esplode l'emergenza dei rifiuti solidi urbani. Vogliono farci credere che sarebbe la mancata raccolta differenziata la causa del problema. Invece, il modo più stupido, costoso e inefficiente di prendersi cura dei rifiuti solidi urbani è proprio la raccolta differenziata: essa avrebbe senso solo in presenza di un sistema produttivo di trattamento del rifiuto differenziato, ma tale sistema ha senso solo in presenza di un mercato che ne assorba il prodotto. In caso contrario - e questo è il caso - la raccolta differenziata aggrava il problema ambientale. Esiste invece una meravigliosa tecnologia che consente di bruciare i rifiuti in assoluta sicurezza e con la produzione anche di un po' d'energia: gli inceneritori. Ogni provincia dovrebbe avere il proprio impianto, ma gli ambientalisti - la disgrazia del mondo - non li vuole. Napoli sa con chi prendersela.
Fra non molto esploderà nelle città l'emergenza inquinamento. Non v'è alcuna emergenza e non v'è neanche inquinamento; e, comunque, non v'è alcunché che si possa anche solo affrontare coi provvedimenti di limitazione del traffico.

Così come abbiamo un ministero alla salute che ci invita a vaccinarci contro l'influenza stagionale, avremmo bisogno di un ministero dell'ambiente che lo dica: i provvedimenti di limitazione del traffico mirati alla (improbabile) riduzione di un (presunto) inquinamento sono dannosamente costosi e inutilmente penalizzanti, andrebbero vietati e dovremmo impegnare le nostre risorse per una cura dell'ambiente che sia fondata sulle solide basi della scienza migliore. O, chissà, forse non abbiamo bisogno di alcun ministero dell'ambiente.

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