Quel che resta del vero Pasolini in scena al Palazzo dei Mercanti

Parenti e Comune: spettacolo in Broletto con «’na specie de cadavere lunghissimo»

Igor Principe

«Celebrato o tradito? Cosa resta del vero Pasolini». All'apparenza, l'iniziativa organizzata dall'Assessorato alla cultura del Comune e dal Teatro Franco Parenti ha il sapore del sussiegoso convegno. Per fortuna, non è così. Anzi, ciò che il pubblico potrà gustare da domani al 12 febbraio sarà un'emulsione tra la migliore arte teatrale e la freschezza delle novità.
Partiamo da queste. La prima riguarda l'offerta culturale milanese, che si amplia grazie all'apertura di Palazzo della Ragione agli spettacoli teatrali. La seconda, più che un fatto nuovo, è una sorpresa: a inaugurare la rinnovata destinazione del suggestivo palazzo di piazza Mercanti è infatti un testo su Pasolini che attinge anche all'estro di un poeta milanese, Giorgio Somalvico. A lui si deve Il Pecora, poema in endecasillabi snodati in un sorprendente romanesco, in cui è racchiuso l'ipotetico delirio di Pino Pelosi, l'assassino dello scrittore, in una scorribanda notturna per le strade della capitale subito dopo aver commesso il reato.
Fondendosi con stralci di prosa politica e sociale di Pasolini, il poema costituisce l'ossatura di 'na specie de cadavere lunghissimo, spettacolo diretto da Giuseppe Bertolucci e nato da un'idea di Fabrizio Gifuni, che ne è l'interprete.
«Avevo pensato questo testo circa un anno e mezzo fa, poi ho dovuto sospenderne la lavorazione, chiamato da impegni per il cinema e la televisione», dice l'attore. «Ma non ho mai smesso di immaginarlo in scena, in particolare su un palco milanese per rendere dovutamente omaggio all’arte di Somalvico. Ecco perché, in questo momento, posso dirmi doppiamente felice».
La voce e il punto di vista del carnefice riportano lo spettatore a quel 2 novembre 1975, quando Pasolini fu trovato cadavere sulla spiaggia di Ostia. È un viaggio immaginifico a partire dal nome del protagonista, Piero Pastoso, che riflette in verso e prosa su ciò che lo scrittore fu per la cultura italiana. «Una manciata di sedie e tavolini faranno da prolungamento della gradinata e si uniranno al palco - prosegue Gifuni -. Io mi ci aggirerò come una specie di Socrate, interpretando un testo articolato in tre movimenti. Centrale è il rapporto tra padre e figlio, dinamica sulla quale il letterato rifletté studiando la tragedia greca. In prima battuta, Pasolini non riusciva a capire perché le colpe dei figli dovessero ricadere sui padri. Poi ne colse l'assioma che lo lega alla tragedia, e lo fece al punto da dedicarsi quasi esclusivamente allo studio del tragico. Si tratta di un elemento che mi ha molto colpito, e su cui si impernia la mia idea».
Serpeggiando tra le celebri tematiche pasoliniane - il genocidio culturale, l'imbarbarimento consumistico, l'uso strumentale dei media - lo spettacolo rievoca la figura dell'intellettuale e al contempo delinea i connotati dell'assassino.

A Milano debutta con un corredo di numerose iniziative collaterali: tre incontri a sipario calato (con Carla Benedetti, Walter Siti e Italo Moscati), due serate speciali (con Alda Merini e Paolo Mazzarelli), un evento speciale con Anna Galiena e una serata di letture e improvvisazione con Giorgio Albertazzi. «Credo che emerga con chiarezza il carattere unitario delle iniziative del teatro Franco Parenti - dice il suo direttore, Andrée Ruth Shammah -, e con esso il rapporto sempre più assiduo che lega il Comune al teatro».

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