Quel fiume di farmaci che atterra a Malpensa

Sul pacco regolarmente confezionato, proveniente dalla Thailandia per posta aerea e acquistato su Internet, un regolare indirizzo di Seriate, comune in provincia di Bergamo; sulla bolla di accompagnamento, la più innocua delle note di identificazione: «souvenir». Ma, all’interno, il contenuto è sorprendente: alcune confezioni di un farmaco dall’esotico nome «Kamagra», che si rivelerà essere nient’altro che sildenafil, alias viagra; stecche di sigarette orientali e barattoli di creme cinesi «dimagranti», anch’esse dal nome evocativo: «My slim hot cream» (La mia snella crema calda).
Questo è soltanto l’ultimo di una lunga e continua serie di sequestri, eseguito all’aeroporto di Malpensa dai funzionari dell’Usmaf (Uffici sanitari marittimi, aerei e di frontiera), sigla che si identifica con la più comunemente conosciuta «Sanità aerea» del ministero della Sanità, che in Lombardia ha il suo centro operativo al Terminal 2 dello scalo intercontinentale milanese e presidia anche gli scali e i valichi doganali di Piemonte e Valle d’Aosta, sotto la direzione di Mario Germagnoli. La merce, in questo come nei tanti altri casi che quotidianamente interessano l’aeroporto, è stata respinta e rispedita al mittente, in quanto si trattava di prodotti non autorizzati alla commercializzazione in Italia, contenenti componenti farmaceutici che, per legge, possono essere acquistati solo in Italia, o addirittura sostanze espressamente vietate. Quindi, nessuna autorizzazione all’ingresso su suolo italiano.
Il traffico clandestino di farmaci e parafarmaci ad uso personale, ordinati dai privati on line e di provenienza estera, solitamente inaffidabile - a cominciare dagli integratori alimentari utilizzati a fini estetici o, peggio, sportivi (steroidi anabolizzanti, proteine, aminoacidi, etc.) - è quantomai fiorente e non accenna a diminuire, nonostante l’intensificazione dei controlli di «Sanità aerea» che negli ultimi tre anni sono aumentati sensibilmente, a Malpensa come negli altri scali di competenza territoriale, in accordo con i funzionari doganali. I numeri parlano chiaro. Nel 2008, su un totale di 38.200 pratiche di richieste di nulla osta per importazioni dall’estero elaborate da «Sanità aerea» di Malpensa, 5668 sono state quelle relative a merce ad uso personale. In particolare, 254 riguardavano farmaci, con 136 respingimenti, pari a oltre il 50% delle richieste, mentre 768 riguardavano integratori, con 71 colli respinti al mittente.
Il 2010 ha fatto registrare un’impennata delle richieste di nulla osta per importazioni, con oltre 51mila pratiche elaborate, di cui 7429 relative a merce ad uso personale. Ma i colli contenenti farmaci sono diminuiti sia in valore assoluto che relativo, scendendo a 222, di cui 36 sono stati respinti. Leggermente maggiore invece la richiesta di autorizzazione per l’importazione di integratori alimentari (1302 in totale), con 218 respingimenti. «Benchè il fenomeno del traffico clandestino di farmaci e integratori alimentari non accenni a diminuire - commentano a Sanità aerea -, l’intensificazione dei controlli di questi ultimi anni nei nostri aeroporti, in collaborazione con i servizi doganali, ha contribuito a rallentare il fenomeno degli ordinativi on line di prodotti a rischio che, quando va bene, non sortiscono alcun effetto, mentre in certi casi possono provocare seri danni all’organismo».

Ma non bisogna abbassare la guardia: gruppi di discussione si formano in continuazione su Internet, per cercare, attraverso il passaparola, di trovare canali alternativi per l’importazione di prodotti vietati. La caccia continua.

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