Quel prestito a «3» che sembra una vendita

da Milano

Ieri a sorpresa Hutchison Whampoa ha annunciato di aver, formalmente, venduto il 10 per cento della controllata italiana «3», a un prezzo che valuta l’intera azienda 9 miliardi di euro. Dunque la cifra che Vincenzo Novari si aspettava dal collocamento in Borsa, che poi è saltato. L’acquirente in prima battuta è Goldman Sachs. In realtà le cose sono diverse, e più che di una vendita, come vedremo, si tratta di un prestito a tre anni. Quel che è certo è che la banca d’affari americana si è portata a casa, come si dice in gergo, il cliente. E al prossimo tentativo di sbarcare a Piazza Affari con tutta probabilità Goldman sarà in prima fila, spiazzando la lunga pattuglia di banche che invece nei giorni scorsi erano nella lista dei collocatori. Goldman infatti si porta a casa titoli che indirettamente le conferiscono il 10% del capitale di «3». Paga subito 420 milioni di euro. E con tutta probabilità ricollocherà, è previsto dal contratto, parte di questo capitale presso investitori terzi (hedge funds?). Ma si tiene aperta una bella via d’uscita. Vediamo. Se «3» verrà collocata in Borsa di fatto rientrerà del prezzo pagato. Ma se la società di Novari non dovesse andare a Piazza Affari o il prezzo del collocamento fosse inferiore a quello valutato implicitamente ieri da Goldman esiste un meccanismo di protezione. Sostanzialmente si può infatti dire che i cinesi si sono fatti prestare da Goldman 420 milioni. Il tasso, scritto nel contratto, è pari all’euribor a tre mesi più 90 punti base. E la durata del prestito è di massimo tre anni.


Infine è da notare come gli azionisti cinesi di «3» valutino (al fine di determinare il valore dell’impresa) l’indebitamento del 2006, pari a 4,8 miliardi di euro. Dunque in crescita del 20 per cento rispetto a quanto preventivato alla fine del 2005.

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