Quel Saltimbanco tra magia e realtà

Al Mediolanum Forum lo show canadese tributo all’arte circense che fa il giro del mondo dal 1992. Musica, acrobazie e scenografie multicolori con 50 artisti sul palco provenienti da 20 Paesi

Quel Saltimbanco tra magia e realtà

Per una volta il termine non viene sprecato. Saltimbanco, lo spettacolo del Cirque du Soleil al ritorno in Italia e in cartellone al Mediolanum Forum fino al 18 settembre (ore 20, ingresso 70-35 euro, info: 02.53006501), è quel che si definisce un classico. Capace di emozionare le platee di tutto il mondo da quando esordì nel 1992 (undici milioni di spettatori fino ad oggi), questo show esplosivo di colori e di magie coreografiche e atletiche fa parte, per così dire, dell'argenteria di famiglia del Cirque. Altri show della grande macchina da sogni circense canadese - Alegria, per dirne uno - non hanno saputo ipnotizzare il pubblico con la stessa intensità e originalità. Perfetto mix di musica (dal vivo: una band di cinque elementi collocata nella parte superiore del palco lungo 34 metri e largo 20), melodramma e spettacolari sfide anatomiche alla legge di gravità, Saltimbanco è un tributo all'antica arte del circo, ma anche una moderna messa in scena dove il messaggio si sposa alla spettacolarità. La storia è solo apparentemente immediata e vede come grande scenario l'evoluzione della vita, dalla comparsa dei rettili fino alla complessa organizzazione esistenziale degli uomini nella città. Una scenografia floreale e colorata non deve però far pensare alla solita critica ecologista verso la metropoli. La retorica, insomma, non fa per il Cirque, come spiega l'unica artista italiana nel folto cast (50 elementi, più altrettanti tra tecnici e costumisti), la ballerina e percussionista Elisabetta La Commare, catanese e volto storico del Cirque du Soleil (vi collabora dal 1985): "La città è vista nello spettacolo come un habitat magico, forse utopistico, ma che offre agli uomini una preziosa chance di incontro e di relazioni. La città non è quindi un luogo alienante, ma un luogo di possibilità e sviluppo. La storia in fondo segue la progressiva presa di coscienza dell'uomo, e termina con un'ascesa al cielo, all'Eterno, proprio dalla città, compiuta da personaggi molto simili agli angeli". Tra le mura simboliche del Cirque, questa colorata utopia, in effetti, si è realizzata: "Noi artisti veniamo da venti Paesi diversi - prosegue Elisabetta -. Capita di comunicare tra noi nelle più svariate lingue, molti le imparano strada facendo. Lavorando insieme smussiamo i nostri angoli e ci troviamo su un terreno dove nazionalità, religioni, formazioni culturali si rendono complementari". La Commare è protagonista, con il collega Luis Lopez, di uno dei più suggestivi numeri di Saltimbanco, danzando tra tamburi e boleadores.

Dagli esordi negli anni '80 molte cose sono cambiate, ricorda La Commare: "Il Cirque a quei tempi ci chiedeva di portare in scena nostri costumi; oggi, gli artisti curano personalmente i propri strumenti di lavoro. Ma show come Saltimbanco sono vere e proprie città in movimento, regolate come un orologio svizzero". Città perfette, verrebbe da dire.

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