Una gioiosa macchina da guerra. O, meglio, una gioiosa macchina e basta. O meglio ancora: un gioioso camper. Giuliano Pisapia è felice, anzi, gioioso. Anche lui. Finalmente il suo camper elettorale è pronto. E così lui, l’uomo nuovo, che si è impegnato a scalzare Letizia Moratti da Palazzo Marino, potrà scorazzare in giro per fiutare, alla buon’ora, gli umori della città.
Lo ha inaugurato ieri, il suo camper gioioso della sua gioiosa e sfarfalleggiante campagna elettorale. Ci è saltato sopra bello e contento. No, non a bordo, proprio sopra. Sul tetto.
Ed è stata davvero un’ottima occasione, perché, come peraltro, aveva già anticipato nel suo blog: «Il giorno della Liberazione è un giorno di festa, e lo è anche ovviamente per me che il 25 di aprile mi sono fatto tutti i cortei fin da quando avevo i calzoni corti...». Così ieri l’avvocato della riscossa, che non convince nemmeno il suo partito e i suoi alleati, ha fatto festa. Una volta di più. Perché a lui, e questo gli fa onore, piace pensare positivo, e perché a lui piace far felici i milanesi, promettere ai milanesi la felicità. Se non eterna, almeno per i prossimi cinque anni.
«Abbiamo l’ambizione di rendere i milanesi più felici e ottimisti», ripete piuttosto insistentemente Pisapia ad ogni adunata pubblica o privata. E per questo motivo che una settimana fa ha imbastito una serata-spettacolo, al Teatro Dal Verme. Con Ricky Gianco che ha dedicato Sola, sei rimasta sola a Letizia Moratti, con un videomessaggio di Roberto Vecchioni, con autorevoli testimonial come Eva Cantarella, Franco Bomprezzi, Daria Colombo. Mentre, in contemporanea, al Teatro della sala della Provincia andava in scena una no stop in ricordo di Ivan Della Mea. «...Mancava poco all’una di notte quando è finita ma c’era chi non era ancora stanco e avrebbe voluto che continuasse» ricorda Pisapia ai suoi potenziali elettori internauti. E subito li rassicura: «Tranquilli: questo è stato solo un assaggio. Presto, quando ci saremo noi a Palazzo Marino, noi che crediamo che anche la felicità abbia un posto importante nelle priorità del sindaco, questa sarà la realtà quotidiana». Una fissa, insomma, la sua. D’altra parte, come dargli torto?
Pensare alla felicità, sognare ad occhi aperti significa, anche e soprattutto non vedere i problemi, non parlare dei veri temi che, non si sa mai, magari all’elettorato milanese potrebbero interessare. Se non dovesse organizzare kermesse musicali ed happening vari, l’avvocato dovrebbe raccontare, per esempio, ai milanesi dove vorrebbe far costruire una o più moschee, o che cosa pensa del Leoncavallo e degli altri centri sociali per i quali (visto quanto è accaduto a dicembre in corso Buenos Aires) ha mostrato una certa simpatia. E ancora come si potrebbe risolvere, a suo avviso, la questione dei campi rom. Non sarebbe male se cominciasse a parlare almeno di questi quisquilie visto e considerato che sulle unioni gay, sui black bloc eccetera, il suo pensiero è fin tropo conosciuto. Come è risaputa l’amarezza con la quale Pisapia, in quanto legale della famiglia di Carlo Giuliani, costituitasi parte civile durante l’inchiesta seguita al G8 di Genova del 2001, ha dovuto recentemente incassare il verdetto definitivo della Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, alla quale si era rivolto. Verdetto che non solo ha assolto l’Italia dalle accuse di responsabilità nella morte del giovane ma ha anche dato torto ai Giuliani su tutti i punti del loro ricorso, compresa la conduzione dell’inchiesta sulla morte del figlio.
Dal tetto del camper, come cantava Gaber, che l’avvocato Pisapia ama molto, il candidato sindaco del centrosinistra declama che «la libertà è partecipazione». E siccome più si partecipa più la campagna elettorale ne guadagna, ecco che il gioioso camper viene preceduto per le vie di Milano da altrettanto gioiose staffette in bicicletta e a piedi che distribuiscono il giornale propagandistico, le spille, gli adesivi da appiccicare all’auto, i volantini. Ed ecco che, sempre per continuare ad essere felici, felici supporter, ad ogni happening festaiolo viene proposto il kit con tutto il materiale destinato all’elettore felice e trasognante che, nel suo stato di beatitudine, può anche compilare, considerato che nel kit è compreso, il bollettino di conto corrente postale prestampato per contribuire alla campagna. Già, perché se non ci sono i soldi non si può nemmeno far festa. Per non parlare poi dei problemi veri di Milano, che possono aspettare.
Anche quella della mancanza di finanziamenti è un po’ una fissa dell’avvocato Giuliano Pisapia, che accusa spesso e volentieri i suoi avversari di avere grandi e potenti mezzi mentre lui è costretto ad arrancare come può. Arrancherà anche, non avrà mezzi se non finalmente adesso il suo agognato camper, ma l’avvocato del cambiamento è iperattivo e mondano. Lo trovi al parco per le merende, a teatro, in libreria, alle biciclettate amatoriali, nei mercati, in corteo con la Fiom e persino, quando capita, a fianco dei black bloc. E poi parla e scrive tanto, anche se come si diceva, per non guastare la felicità dei milanesi, di certi problemi non parla. Pensate che appena sceso in campo tra il 9 luglio e il 23 agosto è riuscito a inviare ai giornali e persino a farsi pubblicare qualcosa come 83 articoli, una media record di quasi due al giorno. E, altro che scarsi mezzi, attraverso il suo efficacissimo ufficio stampa, ha diramato sette comunicati nei primi 15 giorni d’agosto.
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