Quella scuola va chiusa poi si potrà discutere

(...) con la legge italiana. Ma tutto questo viene dopo. Ora la questione è l’illegalità di quella scuola denunciata, del resto, dal Comune di Milano già da diversi anni e denunciando, nel contempo, i genitori che lì mandavano i loro figli.
E la soluzione, immediata, c’è. L’ha proposta l’Assessore delegato alla partita, Bruno Simini. I bambini possono essere accolti regolarmente, e molto volentieri, nelle scuole pubbliche di Milano che, come ha detto il Simini, sono molte e funzionano anche bene.
Questa decisione del Comune non chiude le possibilità di una strada che porti questa scuola ad essere paritaria. Non si potrà in nessun modo non tenere conto, prima di incamminarsi su strade potenzialmente pericolose, e anzi approfondire con molto scrupolo, quanto ci è stato detto da personalità come Magdi Allam o l’Ambasciatore Scialoja. Ne sapranno più loro o qualche improvvisato islamologo milanese? Noi ci fidiamo più dei primi due. E, ambedue, hanno lanciato un allarme su ciò che viene insegnato in quella scuola e su chi insegna in quella scuola. D’altra parte chi non sa che nella moschea adiacente circolavano esponenti di Al Qaida? Se lo sono scordato tutti? E chi non sa che uno di quei gentiluomini catturati dalla Cia frequentava quel luogo?
C’è poi da considerare la questione in generale. Il ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, ieri sull’argomento ha espresso un giudizio netto. Ha detto che i bambini di fede islamica devono andare nelle scuole italiane perché «voglio un Islam italiano». Si è dichiarato contro ogni educazione parallela che servirebbe a ghettizzare il mondo islamico in Italia e a creare delle enclave. Certo nessuno potrà dire che ha parlato uno scalmanato, un integralista cattolico o un novello crociato.

Ha parlato uno che vuole non chiudere le porte a nessuno ma che non vuole che l'accoglienza sia scambiata per un lasciapassare a fare tutto quello che si vuole. Quella scuola lì, così, non si può fare. E forse c’è da pensare molto bene anche alle parificazioni perché prima di parificare bisogna essere sicuri di quello che si parifica. In questo caso di sicuro non c’è nulla.

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