Quelle crude e dolci «Storie di confine» che aprono gli occhi su mondi feriti

I confini slabbrati del mondo, il bordo rosicchiato del dolore, la periferia umida dell’esistere. Però poi, alla fine, si scavalla quasi sempre. Di qua, dove si deve stare per vivere. Si intitola Storie di Confine (da oggi ogni sabato in seconda serata su Retequattro prodotto da Videonews) e si spinge fino a dove è scomodo arrivare. Haiti, Kenya, Cambogia, Etiopia, Burkina Faso… Facce piene di polvere, sorrisi volenterosi e graffi ingiusti. Accendono su questo le telecamere, ogni settimana, Mimmo Lombezzi, Sandra Magliani e Stella Pende, sul mondo che si affanna sotto al degrado. Lo fanno per raccontarlo in tv e lo fanno per Mediafriends (la Onlus creata nel 2003 da Mediaset, Medusa e Mondadori) che su quei confini ha portato aiuti (2.188.166 Euro documentati in questa edizione del programma). Perché, come diceva il vagabondo della storia, l’inviato che per trent’anni ha raccontato guerre, colpi di stato e rivoluzioni, Ryszard Kapuscinski, quando cade una frontiera, un muro, una casa, una prima linea… ci trovi sempre per primi i bambini. Sono sempre loro i primi ad accogliere i soldati, gli aiuti, i giornalisti...
Con quell’istinto che non si imbriglia ad affacciarsi alla vita e che non gli si può spiegare di ricacciarsi indietro. Guerra è quando i bambini sognano di diventare vecchi. È là che si spingono i reportage di Storie di Confine. Ed è delle storie trovate là che si impastano spesso le vite di quelli che vanno a scoprirle. Gli inviati e i bambini: come Toni Capuozzo che da Sarajevo si portò a casa un bimbo senza gamba, lo crebbe anni, poi dovette «restituirlo». Oggi è un ragazzone che gioca pure a basket, e lui va a trovarlo ogni anno in Bosnia. Sembra che in certe facce ci si incagli, per sempre. E solo chi le ha viste da vicino lo sa. Ci sono incontri che ti mandano via dimezzato, come morsi voraci. E poi torni a casa e ti esplode dentro l’imperativo di fare qualcosa. La salvifica rabbia di fare qualcosa di vero.
Da Haiti Stella Pende (che ha appena pubblicato il libro Confessione reporter) spiegherà il potenziamento dell’ospedale pediatrico N.P.H. Saint Damien da parte di Fondazione Francesca Rava - N.P.H. Italia. Lì la fondazione presieduta da Mariavittoria Rava ha allestito un reparto di neonatologia e terapia intensiva per bambini prematuri e per bambini nati dopo gravidanze con patologie. E poi volerà in Cambogia la Pende. Da laggiù mostrerà i risultati degli interventi realizzati per aumentare la qualità e la quantità di acqua in otto di quei villaggi del distretto di Palin; il centro di accoglienza per minori realizzato a Sihanoukville, l’assistenza medica fornita ai bimbi di Phnom Penh.
E ci sarà il Kenya, fotografato da Sandra Magliani: la lotta ingaggiata dagli aiuti contro l’Aids spiegata ai piccoli delle scuole primarie, i fondi devoluti per i bambini delle baraccopoli di Nairobi… Quei corpi fatti di soli occhi, ai quali vallo a spiegare che, a certe latitudini, alla vita è proibito affacciarsi. O a quelle facce succhiate da dentro che ha incontrato Mimmo Lombezzi in Etiopia, dove il quaranta per cento della popolazione vive con un dollaro al giorno. Lombezzi racconterà la costruzione di un centro per bambini in uno dei quartieri più poveri di Addis Abeba, la creazione di una casa famiglia e il finanziamento di un progetto di assistenza per mamme in difficoltà a Mekele.

E poi andrà in Burkina Faso (uno dei Paesi più poveri al mondo) dove Mediafriends ha aiutato i piccoli di una comunità rurale nella provincia di Yatenga, oltre mille giovani donne che hanno subito violenze di ogni tipo e dove ha costruito un centro di trasfusione e un reparto di pediatria per l'ospedale San Camillo a Nanoro. E in mezzo storie, e abbracci e addii. Ai confini, per sostare un po’ il confine. Per non dover spiegare, a quegli occhi con troppo poco corpo, che alla vita è vietato affacciarsi.

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