Quelle finte assunzioni per portare l’altra moglie

Così molti islamici trovano l’espediente per farsi raggiungere dalla seconda consorte

Quanti sono con precisione, nessuno lo sa. E sarebbe sbagliato generalizzare pensando che tutti i musulmani in Italia siano favorevoli alla poligamia. Al contrario: la maggior parte rispetta l’obbligo sancito dalla legge italiana di contrarre matrimonio con una sola donna. Ma una piccola minoranza si ostina ad applicare da noi una consuetudine tipica della maggior parte dei Paesi musulmani con alcune importanti eccezioni, come la Turchia e, nel Maghreb, l’Algeria e la Tunisia. Quel che è certo è che i ricongiungimenti familiari moltiplicano la possibilità di contrarre nozze «parallele», così come la ricchezza, seppur minima, accumulata lavorando nel nostro Paese. Per mantenere due mogli e i figli concepiti con entrambe, occorrono soldi, che chi vive, ad esempio, nel Nord Africa spesso non ha. Così il benessere economico si accompagna anche alla tentazione di procurarsi la seconda moglie, specialmente se di vent’anni più giovane.
L’Islam lo permette, e infatti il secondo matrimonio viene contratto con il rito islamico. Valore legale in Italia? Zero assoluto. Almeno per ora. Il problema è che se venisse riconosciuto dallo Stato si porrebbero le premesse per creare una situazione di caos legale, in cui la poligamia potrebbe alla fine venire legalizzata de facto. Per questo molti esponenti musulmani nel nostro Paese, come lo scrittore iracheno Younis Tawfik o la marocchina Souad Sbai, membro della Consulta islamica, non si stancano di ammonire le nostre autorità dal prendere con leggerezza una decisione del genere.
Tanto più che già oggi la poligamia è praticata nel nostro Paese. E non solo da gente semplice e poco colta. Le voci negli ambienti indicano che anche qualche imam molto noto al pubblico italiano la praticherebbe. Ma com’è possibile avere due mogli? Lo schema classico è quello delle nozze contratte nel Paese d’origine. L’immigrato fa arrivare la prima moglie con i figli al seguito; poi, dopo qualche tempo, torna in patria e ne sposa un’altra. A questo punto alcuni si accontentano di un doppio ménage: una consorte fissa qui e un’altra mantenuta dall’altra parte del Mediterraneo. «Mantenere una famiglia nel Maghreb costa poco, due-trecento euro al mese, e molti se lo possono permettere», spiega al Giornale Tawfik. Ma spesso accade che anche la seconda moglie venga portata nel nostro Paese; talvolta arrivano nubili e lo sposalizio viene celebrato in Italia.
L’espediente classico è quello della domestica. Si fa richiesta di un permesso di soggiorno come colf e si garantisce, ovviamente, il vitto e l’alloggio. E la prima moglie, perché non si ribella? «Il matrimonio islamico concede alla prima moglie la facoltà di imporre delle clausole e lei, in teoria, può rifiutarsi - aggiunge lo scrittore iracheno da 27 anni in Italia, docente di lingua araba all'università di Genova e membro della Consulta -. Il problema è che molte finiscono per rassegnarsi e accettare la nuova venuta, soprattutto se hanno dei figli. Si sacrificano per loro». Il divorzio islamico, infatti, quando non è regolamentato preliminarmente, porta al ripudio e lascia la donna quasi senza diritti: né alimenti, né tutela legale. E le prime mogli tutto vogliono tranne che danneggiare i propri figli. Dunque piegano la testa, nonostante in diversi casi il marito non esiti a ricorrere alla violenza per imporre la propria volontà.
Un altro espediente è quello di farla assumere come dipendente di un esercizio commerciale di un amico compiacente e di offirle alloggio in casa propria. Poi ci sono situazioni misteriose, come quelle di un imam nel Milanese nel cui stato di famiglia appare una giovane donna che non è sua figlia e che, apparentemente, gli ha dato dei figli, considerato che la prima consorte non è più nell’età della fecondità.


Il paradosso è che per lo Stato italiano è difficile perseguirli penalmente: formalmente un matrimonio islamico più uno civile non costituisce reato di bigamia. E la sofferta compiacenza delle prime mogli non dà alle autorità l’appiglio per agire in sede penale. Ai poligami, in Italia, basta il silenzio della famiglia e di certe moschee per farla franca.

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