Quelli che la domenica si fanno il teatro in casa

Quelli che la domenica si fanno il teatro in casa

(...) nella vita reale fa il chirurgo conosciuto come Ugo Giuseppe Ribeca. È lui il marito ideale che la padrona di casa, Simonetta Segala (insegnante di lettere), con splendido quanto spietato cinismo cerca di demolire nelle vesti della signora Cheveley, un'arrampicatrice sociale senza scrupoli. Ma se l'uomo ideale non esiste, visto che il rigoroso Robert Chiltern ha basato (si scopre) la sua fortuna sull'inganno rivelando segreti di stato, forse esiste la donna ideale, la genovesissima Roberta Piccardo Cipollina, in arte lady Chiltern ma nella vita imprenditrice. Con convincente abilità scenica, lady Chiltern non esita a correre in soccorso del marito contrapponendo amore e rigore morale all'appassionante e gelida impudenza della signora Chevely che nell'interpretazione della signora Segala sembra fino all'ultimo non lasciare scampo. Ma Lady Chiltern, in una società aristocratica e frivola di fine ottocento (anche se giovedì sera gli abiti e l'ambientazione erano degli anni Trenta), non esita a chiedere aiuto a un dandy perdigiorno e mondano come Lord Goring, impersonato da Mario Menini, unico attore professionista della serata (già vice presidente del teatro Stabile di Genova) anche se nulla avevano da invidiargli, in quando ad abilità, gli altri attori. Come Tonino Bettanini (padre di lord Goring), impiegato al Ministero degli Esteri e portavoce del Ministro Franco Frattini, o Giovanna Odone (avvocato) o ancora Maria Teresa Accomazzo (commerciante). E poi Carla Bo (dell'Aied), Sandro Morini (avvocato e professore universitario oltre che padrone di casa), Saverio Zuffanti (insegnante), Carlo Baglietto, Margherita Bettanini, Caterina Cerruti, Lorenzo Parodi, e Giorgio Bettanini. In tutto 15 amici-attori che ogni anno, a partire dall'autunno, si riuniscono ogni domenica in casa Segala per provare e riprovare i dialoghi sotto la regia di Ninni Miglietta. Un rituale oramai consolidato: «ci incontriamo verso le 17, prendiamo il tè e poi iniziamo a provare fino all'ora di cena», racconta la signora Segala che garantisce: «quando lavoriamo siamo tutti molto impegnati. Cerchiamo di curare ogni dettaglio, dai movimenti del corpo all'inflessione della voce fino alla più piccola sfumatura per interpretare al meglio il testo». E se la serata prosegue di norma con letture o musiche, presto arriva il momento delle tisane dai nomi più fantasiosi: «notte d'amore» la più gettonata, spiega un ospite. Un gioco a cui partecipano decine di persone alle quali la signora Segala e il marito Sandro aprono la loro casa almeno due volte alla settimana. Come il presidente della Camera di Commercio, Paolo Odone, Anna Maria Panfini del Forum famiglie o Xavier Medolago Albani, che fino all'anno scorso faceva parte del cast ma «accidenti, quest'anno il lavoro me lo ha fatto perdere», si lamenta. Il giovedì, col solito rituale che va dal tè alla cena, è di norma dedicato alle poesie o a letture anche leggere come il «Capitan Fracassa». Poi ci sono occasioni particolari come gli auguri di Natale durante i quali, un paio di giorni prima del 25, «viene allestito un abete gigante con centinaia di candeline di cera», raccontano gli amici. Senza dimenticare gli incontri di ballo. Ma è col teatro che la casa è diventata un luogo di incontro irrinunciabile mettendo in scena tre opere di Oscar Wilde (L'importanza di essere Ernesto e Una donna senza importanza, oltre a quella di giovedì), La pulce nell'orecchio di Georges Feydeau o i gialli di Agata Christie. «Molto bella è stata La presa di Ber-op-zoom di Sasha Guitry che parla di una donna che cambia sempre marito», spiega la signora Segala, mecenate del terzo millennio. Perché è lei che sceglie i testi e li traduce adattandoli alla compagnia. Un impegno al quale si cimenta fin dal giorno dopo la rappresentazione. Legge libri o commedie fino all'estate, analizza i protagonisti, valuta l'ambientazione e quindi propone il testo agli attori. E una volta decisa la nuova commedia inizia il lavoro di traduzione e limatura in modo da poter partire con le prove il primo di ottobre. «Le commedie migliori sono quelle vivaci e divertenti ma devono anche avere diversi personaggi per permettere a tutti gli attori di partecipare»: è il criterio principale di scelta, visto che la passione del teatro ha oramai conquistato i 15 interpreti. Mentre Marianna Ferrarini si occupa dei costumi («la maggior parte dei quali proviene dal guardaroba della casa», spiega la costumista), Irene Dotti prepara le musiche al pianoforte e Miglietta disegna le scenografie che vengono allestite nell'ingresso di via Assarotti almeno un mese prima della rappresentazione. Tutto per un'unica rappresentazione, visto che non sono mai state fatte repliche, che coinvolge non solo gli attori ma tutta la cerchia di amici che ogni anno si segnano sull'agenda la data e, ovunque siano, fanno regolarmente ritorno a Genova. Forse un centinaio di persone che fino a due anni fa partecipavano allo spettacolo vestendosi secondo l'epoca in cui si svolgeva la rappresentazione. «La volta che mi sono divertita di più è quando ho indossato un abito del settecento per assistere alla commedia di Carlo Goldoni, Le Morminose», racconta un'ospite che assicura: «in questi anni la compagnia è cresciuta moltissimo dal punto di vista artistico. Sicuramente le ha fatto bene confrontarsi con autori tanto diversi».

Opinione condivisa da Miglietta che non rinuncia, nel dopo teatro, a rivivere le scene, a commentarle alla ricerca del benché minimo errore, dell'attimo sfuggente insieme agli attori: professionisti nella settimana, artisti la domenica ma non certo della domenica.

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