Difesa a uomo? No, a donna. Per la precisione: cinque donne per cinque eserciti. Cinque donne di gran carriera politica in Europa, che, al momento, sono al comando, complessivamente di un milione e centosessantamila militari in servizio permanente effettivo. Quindi? Quindi meglio stare alla larga da loro. A prescindere. Perché a una donna si sa, basta poco per far capire ciò che vuole, quando vuol farlo capire. E perché a una donna, anche questo si sa, basta una telefonata, anche una telefonata apparentemente innocua, per conquistare un uomo. Figuriamoci, dunque che cosa può o potrà succedere, quando, oltre alla possibilità di telefonare, si dispone anche di un esercito.
La foto che racconta al meglio questo curioso matriarcato che governa sulla nostra incolumità e soffia controvento rispetto alle antiche passi, arriva dal vertice ministeriale tenutosi avant'ieri a Bruxelles nell'ambito delle consultazioni periodiche fra gli Stati dell'Alleanza Atlantica. Donne dal sorriso smagliante e dall'espressione rassicurante ma che promettono già grandi cambiamenti in seno all'Europa in nome di un nuovo concetto di difesa. Come nel caso della tedesca Ursula Van Der Leyen, 56 anni, eletta nelle fila della Cdu. Prima donna a venir nominata ministro della Difesa, nella storia di tutta la Germania, e ben accreditata per raccogliere l'eredità della cancelliera di ferro, Angela Merkel, nonché a interpretare al meglio le spinte al riarmo di un Paese che vuol tornare ad essere protagonista, e non gregario, nelle missioni di intervento e di peace-keeping, a maggior ragione in Europa. Ma in primo piano, e non solo nella foto che le racconta, ci sono anche l'olandese Jeanine Hennis Plasschaert, 40 anni, conservatrice salita alla Difesa nel 2012, come altrettanto conservatrice è la giovane norvegese Ine Marie Eriksen Sareide, 37 anni, unica bruna del quintetto, e, probabilmente, una delle poche brune norvegesi.
E poi ancora, con il suo esercito di 22mila militari, l'albanese Mimi Kadheli, 49 anni, entrata nel governo di Tirana soltanto da cinque mesi. Sempre di più comunque della manciata di giorni di anzianità amministrativa, che ha potuto vantare a Bruxelles Roberta Pinotti, 52 anni, piddina, che è stata anche il primo ministro del nuovo governo Renzi a volare all'estero per una missione ufficiale.
«Alla ministeriale Nato ho avuto un'accoglienza calorosa -ha dichiarato Roberta Pinotti- la primissima accoglienza calorosa è stata da parte delle ministre donne con le quali abbiamo fatto una foto di gruppo, ora, col mio arrivo siamo cinque e speriamo di procedere. Ho trovato grande empatia e attenzione. Devo dire che il nostro Paese è ben considerato, anche perché all'interno della Nato si impegna e si è molto impegnato». Il nostro ministro ha avuto una girandola di incontri bilaterali, dall'Olanda alla Polonia, dalla Francia alla Gran Bretagna, dalla Grecia all'Albania, alla Nuova Zelanda, anche in vista della presidenza italiana del semestre europeo. «Durante il quale -ha tenuto a sottolineare Roberta Pinotti- l'Italia si impegnerà per una maggiore integrazione della politica della difesa Ue. «In occasione della mia prima riunione ministeriale Nato -ha anche aggiunto- ho voluto portare all'attenzione dei colleghi dell'Alleanza atlantica il caso dei nostri due fucilieri di Marina, da due anni trattenuti in India. Ho raccolto la solidarietà dei Paesi partecipanti, ai quali ho voluto manifestare come la vicenda non possa essere ridotta ad un mero contenzioso bilaterale italo-indiano».
538em;">Prima di lasciare Bruxelles il ministro Pinotti si è inoltre incontrata col segretario alla Difesa americano, Chuck Hagel col quale ha parlato di un imminente incontro tra il premier Matteo Renzi e il presidente Barack Obama e della visita del segretario di stato John Kerry il 6 marzo a Roma.
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