!["Qui canto la fragilità dopo tre anni passati sotto scorta"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/14/1739508575-azt8pmbvm42zrfiivu-d-fotogramma.jpeg?_=1739508575)
nostro inviato a Sanremo
Simone Cristicchi, si aspettava un boom così?
«A Sanremo con il brano Quando sarai piccola speravo di coinvolgere tutti, ma non pensavo arrivasse anche ai più giovani».
Su Instagram della Rai la sua esibizione nella prima serata ha quasi 9 milioni di visualizzazioni, il doppio o il triplo di quelle di tanti big super attesi.
«Oggi tutti abbiamo bisogno di una carezza, non conta l'età. La musica è una forma di cura, dopotutto».
Il suo è un dialogo ideale con la mamma Luciana, vittima di emorragia cerebrale e invalida al cento per cento. È «strumentalizzazione del dolore»?
«Chi lo pensa non conosce il mio percorso. Io mi sono sempre occupato di fragilità».
In effetti qui Simone Cristicchi sta facendo un Sanremo parallelo. Il suo brano è più che altro una poesia, che l'arrangiamento ha trasformato in una canzone. Ma l'intensità di versi come «Se ti chiederai il perché di quell'anello al dito, ti dirò di mio padre ovvero tuo marito» ha colpito tantissimi per esperienza o ricordi personali. Curiosa la storia di questo artista esploso nel 2005 con il tormentone Vorrei cantare come Biagio e poi diventato uno dei più tormentati attori e compositori in circolazione. Ha appena compiuto 48 anni («il 5 febbraio ho fatto le prove del Festival e l'orchestra mi ha dedicato un commovente tanti auguri a te») e per tanto tempo ha girato l'Italia con i suoi spettacoli teatrali. Uno di questi, Magazzino 18, sul disastroso esodo istriano nel secondo dopoguerra, è finito pure al centro delle cronache.
Incredibile vero?
«Sono stato minacciato da gruppi politici piccoli e ininfluenti».
Perché?
«Contestavano la mia versione di quegli episodi. In ogni caso per tre anni e mezzo la Digos ha deciso di mettermi sotto scorta. E fare gli spettacoli con polizia e carabinieri intorno è stato pesante».
Mi pare una versione storicamente riconosciuta.
«Il Magazzino 18 di Trieste è un luogo reale che, grazie al mio spettacolo, è diventato un museo in cui raccogliere la memoria di quel tempo. Quindi...».
Oggi la memoria è frazionata, sminuzzata, spesso annientata dai social.
«Io almeno qui a Sanremo ho eliminato tutti social dal mio cellulare. Ho già vissuto la fase ansiosa di leggere compulsivamente sul telefonino tutto ciò che mi riguardava».
Stasera con la sua compagna Amara canterà una nuova versione di La cura di Franco Battiato.
«Lui la cantò qui all'Ariston proprio quando vinsi nel 2007 con Ti regalerò una rosa. Poi lui mi invitò a casa sua in Sicilia e trascorremmo una giornata che mi vengono ancora i brividi a pensarci. La nostra versione di quel capolavoro esce anche sulle piattaforme digitali».
Esce pure il suo disco.
«Sì, esce una nuova versione di Dalle tenebre alla luce con l'aggiunta del brano sanremese».
Se vincesse al Festival, andrebbe all'Eurovision?
«Boh, fino a pochi giorni fa era una ipotesi così remota che non ci ho ancora pensato».
Ma chi pensa a Cristicchi come lo dovrebbe pensare?
«L'anno scorso Papa Francesco ha invitato alcuni artisti nella Cappella Sistina e ci ha definito Profeti della Bellezza. Ecco, io vorrei essere davvero così».
Ivano Michetti dei Cugini di Campagna
ha detto che, visti i capelli, lei è ormai il suo sosia.«Ah ah, in realtà l'altro giorno ho incontrato qui a Sanremo un signore identico a me. E gli ho chiesto se volesse fare tutte le interviste al posto mio...».
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