Raccolta differenziata raddoppiata in tre anni

Patricia Tagliaferri

L’obiettivo è quello di ridurre il più possibile la produzione di rifiuti, puntare al massimo sul riuso degli scarti e sul recupero della materia. E per cercare di raggiungerlo serve investire sulla raccolta differenziata, lasciando in secondo piano altre modalità di gestione e smaltimento. È quello che sta cercando di fare la Provincia di Roma, che negli ultimi tre anni per la raccolta differenziata ha messo a disposizione 9 milioni di euro, commissionando tra l’altro all’Osservatorio provinciale rifiuti uno studio completo sull’argomento, presentato ieri a palazzo Valentini.
In tre anni la raccolta differenziata in provincia di Roma è raddoppiata. «Un buon risultato - commenta la vicepresidente della Provincia e assessore alle Politiche della tutela ambientale, Pina Rozzo - che tuttavia va migliorato per arrivare alla soglia minima di raccolta stabilita dalla legge Ronchi, che prevede un 35 per cento di differenziata». Soddisfatto il presidente Enrico Gasbarra: «È un risultato molto positivo che premia l’impegno della mia amministrazione, ma testimonia anche una particolare sensibilità dei cittadini che hanno risposto in modo straordinario a un progetto su cui la Provincia ha creduto e ha voluto investire 9 milioni di euro. Il nostro obiettivo è quello di incrementare la raccolta differenziata, per un maggiore rispetto dell’ambiente e per tagliare i costi del ciclo dei rifiuti».
Bisogna, dunque, passare rapidamente da un sistema dello spreco e del rifiuto a un sistema del recupero e del riciclo, mettendo al bando il rifiuto “indifferenziato”, quello destinato alle discariche, che continuano a lavorare troppo. A questo passaggio si arriverà anche grazie alla raccolta differenziata domiciliare, al porta a porta oggetto di un bando rivolto ai comuni, i cui progetti migliori saranno finanziati dalla Provincia. Già 115 comuni hanno aderito al bando pubblicato nel gennaio del 2006 e 15 progetti sono già sotto esame. «La raccolta domiciliare - spiega l’assessore Pina Rozzo - crea inoltre il presupposto per poter finalmente passare dalla tassa alla tariffa puntuale, sulla base del principio di “chi inquina paga”. Se raggiungeremo il tetto del 35 per cento di differenziata avremo un costo di solo 2,3 milioni di euro in più rispetto all’utilizzo delle sole discariche». Altro obiettivo dell’amministrazione provinciale è quello di realizzare nuovi impianti di compostaggio, che consentono di recuperare dagli scarti sostanza organica per reintegrarla nei terreni. Il rapporto rifiuti evidenzia inoltre che per soddisfare il fabbisogno della sola provincia di Roma, capitale esclusa, sono necessari 5 impianti della stessa capacità di quello di Maccarese, che servirebbero a smaltire le 904.660 tonnellate annue di rifiuti prodotti. Dallo studio emerge anche l’importanza delle cosiddette isole ecologiche, aree attrezzate presso le quali i cittadini possono depositare gratuitamente rifiuti di vario genere: ingombranti, inerti, cartoni, batterie e pile, vetro, carta, plastica, ferro, lattine, olii esausti. Una curiosità: ben il 52,1 per cento degli scarti che passano per le isole ecologiche romane sono potenzialmente riusabili, il 34,2 per cento hanno un valore di mercato certo. Un capitolo del rapporto viene dedicato ai pannolini. Nella spazzatura finiscono ogni anno 65.951 tonnellate di quelli usa e getta. E allora ecco lo studio che valuta il possibile utilizzo di pannolini ecologici.
Uno degli ostacoli maggiori all’incremento della raccolta differenziata è rappresentato dai bassi costi di accesso in discarica. «L’impianto di Malagrotta - spiega il coordinatore dell’Osservatorio, Fabio Musmeci - ha ancora un costo di accesso di 60 euro per tonnellata.

In più c’è da denunciare un problema di evasione della ecotassa: risulta un ammanco di oltre 800mila euro dovuto al fatto che alcuni comuni e discariche non pagano». I comuni più «ricicloni», infine, sono Allumiere, Anguillara Sabazia e Canale Monterano.

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