«Racket delle case popolari? Ci sono zone lasciate al controllo della criminalità»

La requisitoria del pm: «Il fenomeno delle occupazioni abusive a Milano è un fenomeno della cui esistenza non dubita più nessuno, da vent'anni c'è un clima di assoluta impunità». De Corato: «In passato i giudici hanno perseguito poco questo reato»

«Il fenomeno delle occupazioni abusive a Milano è un fenomeno della cui esistenza non dubita più nessuno. Ci sono delle sentenze di condanna con riferimento a determinati comprensori di Milano, come quella sul racket in via padre Luigi Monti. Qui situazione è identica». Lo ha dichiarato il pubblico ministero Antonio Sangermano nella requisitoria del processo sul presunto racket delle case popolari di via Pascarella a Quarto Oggiaro. Si tratta del magistrato che lo scorso 20 luglio ha ottenuto la condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione per Giovanna Pesco, meglio nota come «la signora Gabetti», la donna arrestata nel novembre 2009 perché gestiva, come documentato da una video-denuncia dell'associazione Sos racket e usura, il business dell'occupazione abusiva nelle case popolari di via Padre Luigi Monti. «Ci sono aree della città lasciate a se stesse - ha proseguito il pm -. Lasciamo perdere le responsabilità. Ci sono aree gestite dalla criminalità organizzata o da gruppi, i quali non egemonizzano completamente il mercato in quel territorio: sono nuclei di persone che si organizzano per fare i soldi. Non usano la violenza, ma si avvalgono della forza intimidatoria delle famiglie a cui appartengono, note nei quartieri, e fanno a gara nell'individuare gli appartamenti da "vendere"». Sangermano ha reso atto al vice sindaco Riccardo De Corato di aver sollevato il problema, ma ha parlato anche di «un clima di assolutà impunità, in un territorio non governato da nessuno, che dura da più di vent'anni». «Voglio sapere - ha detto -, e bisogna domandarlo al Comune che qui si è costituito parte civile, se ci possono davvero essere cautele quando sono più di vent'anni che vige questo clima di assoluta impunità». Sangermano, oggi, ha chiesto la condanna a 5 anni e 8 mesi di reclusione per Marco Veniani, l'ex ispettore della Gefi coinvolto nell'inchiesta sul racket delle case popolari a Quarto Oggiaro con le accuse di associazione per delinquere e tentata concussione sessuale, oltre a 4 anni e 10 mesi di carcere per Giorgio Giuseppe De Martino e 3 anni e 8 mesi per Vincenzo Sannino, rispettivamente custodi degli immobili di via Pascarella ai civici 18 e 20. «Ha ragione il pm Sangermano - commenta il vicesindaco Riccardo precisa De Corato - a sottolineare come debba essere spezzato il clima di impunità per sradicare il fenomeno. E molto può fare in questo senso l'atteggiamento dei giudici.

Perché fino a un recente passato questo reato veniva scarsamente perseguito e troppo frequentemente scattavano le archiviazioni sulla base dello "stato di necessita" regolato dall'articolo 54 del codice penale. Il che si traduceva nell'impunità».

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