I digiuni di protesta della Bonino e di Bonelli hanno suscitato, come sempre, passioni, apprensioni ed emozioni contrastanti, ma sempre caratterizzate dal rispetto che evoca ogni pratica estrema che mette in gioco un rischio per la salute.
Il digiuno è una pratica antica con contenuti multipli. Via di purificazione fisica e psichica per qualcuno, come nelle medicine dell’antica India o Cina. Effettivamente anche le scuole igienistiche e naturistiche più recenti parlano del digiuno come di un’efficace terapia per molti disturbi, metabolici e legati agli stravizi alimentari, ma non solo.
Tutto purché con metodo e con un rigoroso controllo medico.
Effettivamente tutto questo digiunare non deve aver fatto troppo male al vecchio guru Pannella, ancora piuttosto pimpante, oltre gli 80 anni, nonostante le tante sigarette e una vita non propriamente rilassante.
Così come il digiuno è stato da sempre una via di ascesi spirituale per mistici e non. Persino Gesù digiunò nel deserto, prima di essere tentato da Satana, così come tanti monaci e padri del deserto del tempo antico e del Medioevo.
Per qualche santa famosa, come Caterina da Siena o Angela da Foligno, qualcuno parlò persino di «santa anoressia». Come se la pratica del digiuno per fini spirituali si combinasse con una struttura psicologica non ben risolta nei suoi rapporti col cibo e col corpo.
Ma i veri disturbi alimentari di tipo anoressico, intendo dire quelli che portano a morte con un peso corporeo intorno ai 30 chili una ragazza malata su 10, sono caratterizzati da una struttura psicologica ben definita. L’anoressica digiuna contro, piuttosto che per. Contro la madre, contro la famiglia, contro un’immagine di se stessa che detesta, contro i compagni, contro amori assenti o che non la comprendono.
Non ci risulta invece che i digiuni di Santa Caterina volessero protestare contro papi e cardinali, eppure lei sapeva richiamare e rimproverare amorevolmente dalla cattedra della propria fresca e intensa superiorità morale.
I digiuni politici, Gandhi a parte, nella cui storia spiritualità e lotta si intrecciano inscindibilmente, hanno invece il sapore di un ricatto, piuttosto che di un’ascesi. Questo li rende intrinsecamente violenti: come la violenza che contrappone i digiunatori terroristi dell’Ira, rigidi nelle scelte fino alla morte, ai loro altrettanto ferrei e duri persecutori.
Per questo in una realtà in cui il 10 per cento di adolescenti soffre di gravi disturbi alimentari e dove un’anoressica su 10 muore nonostante le cure, occorrerebbe nel mondo degli adulti, e persino degli aspiranti leader, esser molto prudenti nel proporre un modello che esibisce quasi una settimana di sciopero della sete per la veterana Bonino, o i 33 giorni che portano all’ospedale il verde Bonelli. Persino l’uso della parola sciopero è improprio, perché fa pensare a una sfida rivendicativa da cui uscire vincenti e rafforzati.
Basta aprire i siti internet sull’anoressia per scoprire come metodi e orizzonti sono ambigui e pericolosi. Onnipotenza, dura arroganza con se stessi, colpevolizzazione degli altri, narcisismo nel pensiero di poter raggiungere qualsiasi obiettivo rimanendo ricattatoriamente al centro dell’attenzione di tutti. Ma mentre questo esibizionismo, ancorché con declamate finalità etiche, nuoce limitatamente ai vecchi maestri, buoni o cattivi che siano, può essere esiziale per un’adolescente, per sua stessa natura sensibile all’imitazione e all’emulazione.
Non è il rito misurato e prudente delle quaresime o dei ramadan. Ma utilizzare il corpo ossuto e scarno come un proiettile, un tamburo o un megafono, per provocare e ottenere ciò che si vuole a qualsiasi costo, muovendo dal presupposto, indimostrabile e nobilitato dal rischio e dalla sfida personale, di avere comunque sempre ragione, come peraltro i martiri suicidi di ogni epoca hanno sempre pensato, e poco importa se in questo caso il tentato suicidio per mancanza di cibo sia solo sfiorato ed esibito dai politici con potenti amplificatori mediatici.
Meglio allora pensare che tutta questa scoppiettante esibizione di pelli rinsecchite e di labbra screpolate assomigli di più, persino per esiti oltre che per motivazioni, a quella dei protagonisti dell’Isola dei famosi.
Anche loro, in fondo, per un mesetto di notorietà, accettano di diventare ossuti e asciutti più che in qualsiasi clinica del dimagramento, persino quelle che promettono i fatidici 7 chili in 7 giorni.Purché le lancette della bilancia possano essere mandate in onda nel prime time del reality o, nel caso della politica radicalizzante, nei Tg di prima serata.
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