RAGAZZI DI STRADA

RAGAZZI  DI STRADA

È compatibile con le responsabilità di governo la visita che il ministro della Difesa Arturo Parisi ha reso in Afghanistan a Gino Strada? Non metterei in discussione l'omaggio che un ministro della Repubblica rendesse a un noto cittadino italiano che svolge attività umanitaria all'estero se le cose stessero davvero così. Ma la principale attività di Strada non riguarda tanto la «chirurgia umanitaria», quanto piuttosto la predicazione antiamericana e la giustificazione dei terroristi. Il responsabile della Difesa ha reso omaggio a un agitatore politico o, se vi pare, a un guru pacifista che si presenta col volto accattivante di chi fa opere di bene, osannato dalla borghesia con la coda di paglia, mentre in realtà semina odio e sputa sulla politica estera legittimamente decisa da parlamenti e governi italiani. Si pensa di avere a che fare con l'opera medica del Dr. Jeckill/Strada ma in realtà si dà spago ai predicozzi di Mr. Hyde/anti-antiterroristi.
Se mi soffermo sul veleno profuso da Strada, pur nell'infantile propaganda pseudo-pacifista, non è per partito preso. Basta assaporare qualche stralcio del suo pensiero: «Bush non è il leader di un Paese democratico ma l'equivalente di Hitler con cui le analogie sono molto evidenti»; «gli Stati Uniti hanno sistematicamente praticato il terrorismo di Stato provocando centinaia di migliaia di morti. L'embargo imposto all'Irak ha avuto effetti terroristici molto maggiori di quelli dell'11 settembre»; «la guerra in Afghanistan è servita solo a fare passare gli oleodotti»; «Osama Bin Laden e George Bush sono più o meno la stessa cosa», per cui «tra i due non si saprebbe chi scegliere: nella loro logica di guerra sono due terroristi».
Tanto basta. Dunque mi chiedo come si possa conciliare un ministro degli Esteri che dichiara a Washington che l'alleanza e l'amicizia con gli Stati Uniti sono i pilastri della politica estera italiana e tra i due Paesi deve rimanere una collaborazione stretta in Afghanistan, e un ministro della Difesa (alter ego del ministro degli Esteri) che rende omaggio a chi sostiene l'equivalenza di Bush con Bin Laden. Di più, Parisi ha dichiarato qualcosa di peggio, pur se con un linguaggio tutt'altro che cristallino: «Ascolto Strada da sempre e so che devo portare a una sintesi i sentimenti che lui rappresenta con la soluzione di alcuni problemi».
La verità è che le contraddizioni nella politica estera del centrosinistra sono intrinseche al governo e alla maggioranza che lo sostiene. Non basta lo scambio di sorrisi tra Massimo (D'Alema) e Condoleezza (Rice) per annullare l'influenza e la fascinazione dei Gino Strada su ministri, parlamentari e settori di opinione pubblica. Non si può sottovalutare l'importanza di esternazioni e atti che si susseguono a ritmo intenso per indurre a rifiutare il tradizionale asse occidentale dei rapporti internazionali fondato su Stati Uniti ed Europa.
La visita e le dichiarazioni di Parisi non sono stati un incidente, una disattenzione o una gaffe di un ministro poco avveduto. Il ministro della Difesa è un intellettuale ben attrezzato e un fedelissimo del presidente del Consiglio.

Sa benissimo che l'omaggio a Strada, dopo avere passato in rassegna i nostri soldati che si battono contro i fondamentalisti talebani amici del chirurgo sedicente umanitario, è un messaggio funzionale a tenere in piedi un governo le cui scelte politiche occidentali e riformatrici non riescono a farsi strada, bloccate e osteggiate ad ogni piè sospinto dagli Strada di turno.
m.teodori@mclink.it

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