nostro inviato a Brembate Sopra (Bg)
«Verso circa le dodici e trenta ci siamo incamminati per tornare a scuola per luna circa, e questa esperienza mi è servita molto a sapere e conoscere lutilizzo della Macchina Enigma. Mi ricorderò per sempre questa esperienza molto emozionante che resterà sempre nel mio cuore».
Non è la prosa di una tredicenne qualsiasi, di una scuola qualsiasi, in un luogo qualsiasi della nostra Italia, bersagliata, ogni giorno, da mille e pesantissimi punti interrogativi. È lultimo tema della tredicenne Yara Gambirasio. Immaginatela con noi, china sul suo banco nella terza C, mentre ripesca dal cuore leccitazione di una uscita di classe «insieme al professor Gritti, insegnante di Scienze e Matematica, e tre mamme» per una lezione di quelle che fan più piacere giustappunto perché fuori da scuola, nella sale di BergamoScienza.
Affascinata dall'Enigma, Yara. Enigma: la macchina dei misteri da decifrare e da criptare. Il marchingegno ideato dalle forze armate tedesche durante la seconda guerra mondiale per confondere e depistare. Che strane sovrapposizioni, quali inquietanti intrecci può riservare la vita. Anche la vita di una bambina che deve ancora compiere la sua traiettoria di crescita. Che deve ancora immagazzinare gioie, dolori, errori. Persino incontri sbagliati.
«... Alle undici siamo arrivati alla biblioteca, cerano tre capannoni molto grandi, noi entrammo in quello centrale, dove ci attendevano, con molto entusiasmo, quattro ragazzi di una scuola superiore di Bergamo, che ci avrebbero accompagnati nellapprofondire il tema accennato in classe, con giochi e filmati molto interessanti. In primo luogo abbiamo approfondito largomento con due filmati, uno era un documentario sulla Macchina Enigma, laltro era un pezzo molto breve del filmato dove facevano vedere come decifravano dei messaggi tedeschi. Poi ci siamo divisi in sei gruppi per lavorare meglio... Vi erano due tipi diversi di giochi, uno tramite il computer dove dovevamo decifrare dei testi di fantasia e poemi, laltro, tramite una macchina costruita dai ragazzi, invece, consisteva nel sistemare tutti i vari pezzi della macchina seguendo le istruzioni, poi scrivere un messaggio da dare ai nostri compagni che dovevano decifrarlo. È stato molto divertente!!!...».
Immaginatela con noi, Yara nella sua frizzate uscita dalla scuola Maria Regina delle Orsoline di Somasca a Bergamo. Forse per la prima volta in vita sua, anche se quasi per gioco, davanti a un mistero, anzi a un labirinto di misteri da cui uscire indenne. Senza smarrirsi. Fossanche per non far brutta figura con linsegnante. E adesso provate a immaginare con noi, con i brividi che scendono giù nella schiena, la scena di un mistero vero. Terribile, agghiacciante. Che la mette al centro. Che la condanna, suo malgrado, al ruolo di protagonista. È la Yara solo di qualche giorno dopo quella gita di classe, raccontata con entusiasmo nel tema. La Yara che davvero, non per gioco questa volta, si perde. Inghiottita in un mistero che le si chiude attorno come una trappola. E diventata lei stessa un terribile Enigma. Tremendamente complesso da decifrare perché lei, la farfalla che sogna acrobazie e volteggi, non lascia dietro di sé, invertendo a sorpresa la rotta per casa, nemmeno il più piccolo indizio. Perché, nel suo di Enigma, Yara non lascia nemmeno la possibilità di arrivare a scoprire, come è accaduto per il marchingegno tedesco il modus operandi di chi lo ha messo a punto. Perché, anche se gli investigatori, i tecnici e le forze speciali ci provano, ci stanno disperatamente provando da tredici giorni, non succede purtroppo quello che accadeva alloperatore di Enigma quando riceveva dal marconista il messaggio cifrato. Non succede cioè che lui batteva sulla misteriosa tastiera di quel marchingegno il testo criptato e le lettere in chiaro comparivano una dopo laltra come per incanto. No, qui non accade nulla di tutto ciò.
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