Roma - Per mandare a casa Angelo Maria Petroni alla Rai si richiamano tutti dalle ferie. L’8 agosto a mezzogiorno il consiglio d’amministrazione di viale Mazzini dovrà convocare l’assemblea dei soci per la revoca del consigliere sfiduciato dal ministro dell’Economia. Dopo il via libera del Consiglio di Stato il governo è deciso a non perdere tempo, mentre l’opposizione protesta per il «colpo di mano» agostano e avverte che se cade la testa di Petroni dovrà dimettersi tutto il Cda, a cominciare dal presidente Claudio Petruccioli.
«Questa sinistra - dice l’azzurro Paolo Bonaiuti, vicepresidente della Commissione di Vigilanza - pur di mantenere il potere assoluto è capace di mandare a fondo la Rai e il concetto di servizio pubblico».
Ieri Tommaso Padoa-Schioppa, come azionista di maggioranza della Rai, ha chiesto formalmente che metta subito sulla poltrona riservata all’Economia un consigliere di sua fiducia. Il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso del governo contro la decisione cautelare con la quale il Tar del Lazio aveva sospeso la revoca di Petroni. E, solo dopo una decisione in suo sfavore, quest’ultimo potrà chiedere una nuova sospensiva. «Tutto ciò dimostra la volontà di occupazione della Rai da parte del governo», protesta il vicepresidente Udc del Senato, Mario Baccini, sostenendo che quella del Consiglio di Stato è «una pronuncia del tutto improduttiva di effetti pratici». Per il centrista la Rai è paralizzata dalla volontà dell’esecutivo di riprenderne il controllo «ad ogni costo» ma a questo punto, avverte, perché non «azzerare l’intero Cda»?
Per il Ds Vincenzo Vita, il conflitto d’interessi provoca l’«ostruzionismo da parte della destra contro il servizio pubblico televisivo che si vuole bloccare nei suoi organi gestionali e decisionali evidentemente per favorire il concorrente». Ed Esterino Montino (Ulivo), della commissione di Vigilanza e relatore del ddl di riforma della tv pubblica, spiega che la convocazione del Cda «è un segnale importante di vitalità e di impegno per ridare piena funzionalità ad un’azienda che ha da troppo tempo il freno tirato». Poi aggiunge una stoccata a Mario Landolfi (An): «Mi auguro che da parte del presidente della Commissione di Vigilanza non vi siano ulteriori maldestri e faziosi tentativi al di fuori delle regole: così come si prese atto della sentenza del Tar, si prenda ora atto di quella definitiva del Consiglio di Stato».
La replica arriva da Alessio Butti, capogruppo di An in Commissione Vigilanza Rai, che accusa Montino di «rancore» verso Landolfi perché lo ritiene, a torto, l’ispiratore della sua mancata elezione a presidente della Sottocommissione per l’Accesso ai programmi radiotv. Anche il vicepresidente Dl della Vigilanza Rai, Giorgio Merlo, accusa però «la destra di bloccare il funzionamento del massimo organo di governo dell’azienda adducendo motivazioni di equilibrio politico e partitico», mentre dovrebbe essere interessata al buon funzionamento dell’azienda.
«Arroganza tipica dei cattocomunisti» quella di Merlo e Montino, per Giorgio Lainati, capogruppo di Forza Italia in commissione di Vigilanza.
E ricorda a Montino che, tutt’altro che paralizzato, poche settimane fa l’attuale Cda della Rai (Petroni compreso) ha «prodotto un numero enorme di nomine, rendendo pienamente operativa la tv pubblica e le sue consociate e che queste nomine sono per lo più di dirigenti appartenenti all’area politica e culturale della sinistra di governo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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