Stefano Vladovich
Lei lo lascia e lex fidanzato, dopo averla minacciata di morte, aggredisce a colpi di spranga il suo nuovo compagno mandandolo in ospedale. È accaduto allalba di ieri vicino la stazione di Civitavecchia a due romeni mentre si recavano al lavoro. Motivo del pestaggio? Il telefono cellulare della ragazza. Ma quella che, sulle prime, sembra una semplice rapina in realtà si rivela una spedizione punitiva.
Casus belli la rottura del fidanzamento di O.E., 25 anni, con il capo della gang, Giuseppe Romeo, 35 anni, di Augusta ma residente a Santa Marinella. A ricostruire la drammatica vicenda sono i carabinieri di via Giuliano da Sangallo. La poveretta, impiegata in una rivendita ortofrutticola di Cerveteri, stanca della relazione con il siciliano decide di troncarla. Giuseppe non ne vuole sapere e comincia a tormentarla inviandole sul cellulare una serie di pesanti messaggi. «Torna con me altrimenti ti ammazzo a bastonate». Assieme al suo nuovo fidanzato, T.D.B., anche lui di 25 anni, la romena decide di lasciare correre. Giuseppe arriva persino a schiaffeggiarla mentre si trova in negozio. Alle 5 di ieri scatta il piano più volte minacciato. Unazione studiata soprattutto per cancellare gli inquietanti sms nella memoria del cellulare. I due camminano spediti sul corso Marconi, alle 5.40 cè il treno per Roma.
Da dietro le auto in sosta spuntano cinque energumeni, quattro sono connazionali. In mano spranghe dacciaio lunghe più di un metro e taglierini. In pochi secondi li accerchiano, poi iniziano a dargliele di santa ragione. «Sul ragazzo si sono accaniti con ferocia inaudita - racconta il maresciallo Giuliano Mangoni - tanto da ferirlo su più parti del corpo. La violenza dellagguato è tale da svegliare decine di persone. Le urla della ragazza e dei residenti affacciati, però, non li fermano e quelli continuano a picchiarlo selvaggiamente». Qualcuno telefona al 112.
Quando arrivano i carabinieri il romeno è a terra, la ragazza urla, i delinquenti sono ancora su di loro. Sembra davvero che li vogliano uccidere tanti sono i colpi sferrati. Alla vista della pattuglia la gang si precipita verso la Fiat Uno di Giuseppe. I militari li bloccano, loro sbandano finendo contro le macchine parcheggiate. Non si danno per vinti i picchiatori: aperte le portiere tentano lultima fuga a piedi. Dopo pochi metri vengono raggiunti e ammanettati. Sul sedile posteriore dellutilitaria le armi utilizzate nel raid, un marsupio del ragazzo picchiato e il telefonino della fidanzata.
Trasportato allospedale San Paolo, T.D.B.
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