Ranieri l’inglese: «Inter e Milan attenti a quei due»

Domani riparte la Champions league e l’ex tecnico del Chelsea spiega i pericoli che attendono le milanesi a Liverpool e a Londra. «Non fidatevi dei risultati di coppa. E soprattutto di Benitez e Wenger»

Ranieri l’inglese: «Inter e Milan  attenti a quei due»

Caro Ranieri, l’Inter la ringrazia: il campionato è finito, sepolto...
«Guardi che il campionato è rimasto sigillato fin dall’inizio. Io l’avevo detto: solo l’Inter può perderlo. E se lo meritano tutto questo scudetto. Sono loro la squadra da avvicinare e da battere».
Anche da imitare, magari...
«Da imitare è più complicato perché non credo ci sia in circolazione tanta gente con la disponibilità a investire nel calcio le cifre spese da Moratti».
E quindi capitolo chiuso anche per il futuro?
«No, bisogna fare con altri mezzi. È proprio l’Inter attuale la risposta migliore. Prima di Mancini, Moratti non ha lesinato risorse finanziarie ad altri allenatori eppure non è riuscito a vincere. La spiegazione è una sola: hanno lavorato con criterio, hanno allestito una squadra competitiva».
Juve rilanciata e Del Piero sugli scudi: è un successo personale di Ranieri?
«Non voglio fare il fenomeno: le mie scelte arrivano direttamente dal lavoro settimanale. Non solo: nella mia carriera non ho mai chiuso gli occhi dinanzi ai campioni. Del Piero ha avuto una partenza ad handicap: è arrivato in ritiro con qualche problema fisico e ha nuotato controcorrente nei primi mesi. Perciò lo mettevo, lo toglievo: aveva un’autonomia ridotta. Adesso che viaggia a pieno regime di giri me lo godo tutto».
La caccia al secondo posto è cominciata ufficialmente?
«È presto per sostenerlo oggi, possiamo puntare all’obiettivo quando saremo a 4-5 turni dalla fine del torneo. Ma questo dev’essere l’atteggiamento della Juve: dobbiamo essere senza limiti. E da ogni sfida dobbiamo ricavare il massimo».
Caro Ranieri, cominciano i primi consensi al suo lavoro dopo le censure al mercato. È stato faticoso l’ingresso nel mondo Juve?
«Mi sono sentito subito a casa mia, a mio agio. E parte di una grande, eccellente organizzazione. Qui tutti esercitano il proprio ruolo, dall’amministratore delegato al commerciale, con competenza e determinazione».
Passiamo alla Champions league: è un caso che Arsenal, Liverpool e Real Madrid abbiano perso?
«È un caso, probabilmente, con qualche legame più tecnico che psicologico legato all’arrivo degli scontri decisivi. Perché ricordatevi che ora si comincia a fare sul serio in Champions league. Non si può più sbagliare una sola partita e il fattore fisico diventa determinante».
Cominciamo con il Liverpool: lo considera in ribasso?
«È una squadra tosta, non vedo fragilità ma credo patisca, a livello di manager, il clima incerto legato al passaggio di proprietà e all’arrivo di nuovi compratori. Rafa Benitez laggiù è amatissimo perché ha raggiunto due volte la finale europea: una l’ha vinta, l’altra l’ha persa. Ma nella premier è rimasto sempre indietro».
C’è una spiegazione?
«Perché Benitez, come allenatore, è più italiano degli italiani. Cura in modo maniacale la fase difensiva, l’aspetto tattico è il suo cavallo di battaglia: questo elemento paga in Europa, non in Inghilterra dove vanno tutti all’assalto con la baionetta. Nell’ultimo mercato ha cercato un goleador come Fernando Torres per risolvere alcuni problemi: Crouch e gli altri sono ottimi attaccanti ma dai numeri ridotti».
Ce la può fare Mancini?
«Ce la può fare, ma avrà vita durissima. Non godrà di nessuno spazio, gli salteranno addosso e dovranno risolvere il duello con la giocata giusta».
E l’Arsenal?
«Quel 4 a 0 dall’United mi ha lasciato basito. Tutte e due le squadre hanno fatto riposare qualche elemento. Ma la sconfitta, pesante, non incrina la mia stima nel lavoro di Arsen Wenger. Ha cambiato tutto in due anni, via i senatori, da Vieira ad Henry, dentro i giovani più promettenti. L’Arsenal spende tanto nel vivaio ma i risultati sono esaltanti».
Il Milan non è nel suo miglior momento...
«Contro la baldanza dell’Arsenal serve l’esperienza della squadra più collaudata d’Europa. Il Milan ha sofferto il Livorno, capace di ripartire. Ecco il rischio per Ancelotti: l’Arsenal viaggia in contropiede a velocità supersonica. Il Milan ha bisogno dei suoi campioni, Kakà, Seedorf, Pato, al meglio della condizione, per riuscire nell’impresa».
Anche la Roma è conciata: col Real avrà scampo?
«La Roma è irresistibile nel suo gioco, uno, massimo due tocchi, e in velocità. Così ti elettrizza, altrimenti paga dazio. E il Real di questa stagione non è la squadra di qualche tempo fa, più bella che pratica. Schuster ne ha modificato il carattere».
Dalle nostre parti, caro Ranieri, gridano al “si gioca troppo”: condivide?
«In Inghilterra succede che tra Natale e Capodanno passi più tempo sui campi di calcio e negli aeroporti che a casa e non succede assolutamente nulla. Certo, con un alto numero di partite, il livello spettacolare scade. Ma per risolvere questo problema bisogna porre mano ai format dei campionati, non al calendario».


Sabato è passato in tv lo spezzatino: lo trova così sconveniente?
«Sa quante volte mi è capitato di giocare alle 12 di domenica mattina? L’abbiamo sempre fatto e non è successo niente. Anzi è una forma di rispetto per l’utente inglese che può andare allo stadio, vedere la sua squadra giocare e poi tornare a casa e vedere in tv il resto del torneo».

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