
Si fingeva cliente, uno qualunque, uno dei tanti. Contattava le ragazze su Whatsapp, decidevano insieme il tipo di prestazione, il compenso, un colloquio asettico e sbrigativo. Come accade purtroppo spesso con i social, però, una volta dal vivo era tutta un'altra cosa. Giunto a casa delle escort l'uomo «anonimo» online si trasformava in una sorta di mostro, pronto a rapinare e a violentare. Un soggetto completamente senza scrupoli insomma, che agiva, arraffava e poi faceva perdere le proprie tracce.
In questi giorni gli investigatori della Squadra mobile, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia, lo hanno arrestato. In manette è finito così Musa Ceesay, un immigrato gambiano di 29 anni con una vistosa protesi all'occhio che lo ha «incastrato», come ulteriore elemento di riconoscimento.
L'indagine che lo riguarda, però, ha preso il via grazie denuncia presentata da una colombiana di 25 anni. Una volta in questura la donna ha raccontato di essere stata contattata su Whatsapp dallo sconosciuto di colore che poi, il 27 marzo a tarda notte, si era presentato a casa sua, un appartamento in zona piazzale Brescia, con una pistola e un taser.
«Si è alzato la felpa bianca dalla parte anteriore e dai pantaloni ha estratto una pistola di colore nero. In questa circostanza l'uomo maneggiava l'arma e me l'ha puntata contro. Quindi, parlando in italiano, mi ha detto: Stai zitta e siediti sul letto, ha ricordato la vittima. Che in quell'occasione era stata prima violentata quindi derubata di 100 euro dall'aggressore. Il gambiano aveva poi cancellato le chat sul telefono, ma una volta faccia a faccia con gli investigatori la ragazza era riuscita agli investigatori la foto del profilo whatsapp utilizzato dal finto cliente, particolarmente riconoscibile proprio per quella protesi all'occhio che non poteva certo passare inosservata. La vittima aveva spiegato inoltre alla polizia che, parlando con un amico, aveva scoperto casualmente in seguito che anche una sua connazionale - una 28enne però non aveva denunciato - era stata violentata qualche giorno prima, il 6 marzo, da un uomo che aveva agito con lo stesso modus operandi e che le aveva «fatto visita» in un appartamento in zona corso Buenos Aires, da dove era poi fuggito con 350 euro.
Le indagini della polizia si sono basate sulla minuziosa analisi delle immagini dei circuiti di videosorveglianza che hanno immortalato Ceesay mentre entrava e usciva dai palazzi in cui vivono le due vittime, ma anche approfondendo gli accertamenti
sul numero di cellulare del criminale che, il giorno dopo la seconda violenza, il 28 marzo, aveva denunciato ai carabinieri il furto del suo cellulare. Aveva cercato così di sviare le indagini a suo carico. Senza successo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.