nostro inviato a Treviglio (Bergamo)
Sergio Cazzaniga, tecnico elettronico, uomo probo e rigoroso, è la spina nel fianco dell’amministrazione rossa di Treviglio. Scrive, protesta, denuncia. E puntualmente non riceve risposta. Passa per un rompiscatole, Cazzaniga. E così non gli risponde il sindaco Ariella Borghi, non gli rispondono gli assessori. Non gli rispondono i vigili. «Eppure la situazione - puntualizza l’uomo probo e rigoroso - è sotto gli occhi di tutti, Treviglio ha 27mila abitanti, conta oltre duemila extracomunitari regolari, e un numero imprecisato di irregolari, albanesi in testa. Il risultato è spaccio di droga, risse davanti alle discoteche. Capannelli di gente poco raccomandabile, che presidia le poche aree verdi della città e intere zone come via Jenner, via Mantegna. Se le vedo io queste cose mi domando come non le veda chi ci amministra».
Telegramma con una parola sola: paura. Paura che, da queste parti, corre lungo strisce d’asfalto e viene mandata in circolo, come linfa letale, dal frullatore delle discoteche. Che si affastellano in una manciata di venti chilometri: dallo Studio Zeta di Caravaggio, la più grande di tutta la Lombardia, all’Obsession, al Quota 102, al Fluid, al Bolgia. Sono così vicine che si può fare comodamente il giro di tutte in una notte e provare il brivido della trasgressione. Nastri d’asfalto come quello della Statale 11. Che da Treviglio, 24 minuti e 17 chilometri dopo, porta dritto a Sergnano, dove è finita, l’altra notte, la corsa dei malviventi che hanno firmato l’ultima impresa delinquenziale. Eppure. Eppure per il sindaco di Treviglio, Ariella Borghi, «la situazione merita attenzione ma non è preoccupante».
Insomma per dirla con le sue parole «rispecchia la realtà di molti altri centri del Nord-est, non è appesantita dalla presenza di extracomunitari, più o meno regolari, e può essere monitorata tramite la conferenza dei sindaci della Bassa, un osservatorio sulla sicurezza e con la piena collaborazione delle forze dell’ordine». Vorremmo timidamente rammentarle che, soltanto l’altro ieri, le cronache della zona hanno inanellato nell’ordine: una rapina in banca, cacciavite alla mano, bottino 6.300 euro a Osio Sotto, una rapina alle Poste di Dalmine, passamontagna, pistole in pugno e accento meridionale, bottino 3.000 euro, l’arresto di una giovane donna nomade, con una sfilza di precedenti penali, sorpresa a rubare in una villa, a Caravaggio, dalla legittima proprietaria dei gioielli che stava infilando in un sacchetto. E, ancora, un altro furto, al supermercato LD di Dalmine, ad opera di una coppia di romene incensurate, arrestate e processate per direttissima. «Ma dove vive la mia collega Borghi?» sbotta il sindaco leghista, della porta accanto, Giuseppe Prevedini da Caravaggio. «La situazione è preoccupante eccome. Vada a vedere quanta gente va in giro per Treviglio dopo le 9 di sera. Nessuno. Sembra che ci sia il coprifuoco. Hanno paura. Forse la signora Borghi non lo sa perché non sta in mezzo alla sua gente, non riceve come ricevo io settanta-ottanta persone al giorno. Anch’io ho piena fiducia nelle forze dell’ordine, certo. Ma loro da soli non ce la fanno più. E non è con le conferenze dei sindaci o gli osservatori sulla sicurezza che si risolvono i problemi. Sa cosa le dico? Che la gente non solo ha paura ma è anche rassegnata. Perché vuole i fatti e non chiacchiere. E se non ci sono i fatti si allontana dalla politica. Persino io sono rassegnato. Ieri dal mio vivaio hanno rubato una settantina di piante. Ho fatto la segnalazione, ma non mi aspetto che, con tutto quello che hanno da fare i carabinieri, mi riportino le piante e arrestino i ladri». Ipermercati, Mc Donald’s, Toys Center: le luminarie e la frenesia del Natale, lungo quei nastri d’asfalto che percorriamo e ripercorriamo, sono solo il cerotto sottilissimo che medica, temporaneamente, le ferite della fifa e della rassegnazione. Angelo Pasinetti, 43 anni operaio in una fabbrica di Pontirolo, punta diritto al Dream Cafè per la cioccolata con moglie e figli.
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