Il razionalismo «metafisico» di Del Debbio

Un’espozione ripercorre il lavoro del «padre» del Foro Italico

Laura Gigliotti

Il piano regolatore del Foro Mussolini, ora Italico, è il progetto più noto di Enrico Del Debbio (1909-1973) celebrato per la prima volta in Italia con una grande mostra alla Galleria nazionale d’arte moderna (fino al 4 febbraio), che prende le mosse dal suo archivio acquisito nel 2002 dallo Stato. Si tratta di 250 progetti, 20mila grafici, lettere, foto, lastre, materiali didattici, che spiegano il suo ruolo di innovatore e gettano luce sulle vicende storiche dell’architettura italiana del tempo.
Parla con le immagini Del Debbio, a loro affida il compito di esplicitare la sua idea del costruire, che lascia un’impronta indelebile nel panorama dell’architettura razionalista italiana. Dai primi anni in cui risente l’influsso viennese filtrato dalla tradizione neorinascimentale italiana, al periodo della facoltà di architettura che già si tinge di razionalismo, fino alla cittadella dello sport (dal ’28 al ’36) di cui realizza nove opere fra cui l’Accademia di educazione fisica e il metafisico Stadio dei marmi, al tardo ministero degli Esteri. La mostra illustra i vari snodi culturali con proiezioni, ricostruzioni, fotografie di cantiere, filmati, che si affiancano a disegni, tempere e schizzi originali. Al centro un grande modello ricostruttivo dell’area.
Ha una vita professionale molto lunga Del Debbio, l'ultimo progetto è del ’73, segnata dalla sovraesposizione degli anni del regime e dalla damnatio memoriae del dopoguerra. E si occupa anche d'arte, di ceramica, di scenografia (per La Parisina di D'Annunzio), frequenta cenacoli di artisti e ha contatti con gli scultori del Foro di cui sono in mostra una trentina di bozzetti di atleti.

Una piccola guida (Gangemi) invita a rintracciare le numerose opere di Del Debbio in città. Dalla prima, il palazzo Fiat di via Calabria, alla Palazzina Villa Nomentana, a ciò che resta del quartiere degli artisti di viale Carso.

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