Marcello Chirico
Far saltare laccordo Autostrade-Abertis, così da favorire la costituzione di una nuova holding autostradale del Nord in grado di raccogliere i fondi necessari per la realizzazione di tutte le grandi opere di cui la Lombadia ha bisogno. Sarà questa la principale richiesta che domani la Regione presenterà al Governo, durante il «Tavolo Milano», nel momento in cui si affronterà il discorso sulle infrastrutture. È la soluzione lombarda per poterle realizzare per davvero, convinti come sono al Pirellone che i rubinetti romani si siano davvero prosciugati e il rischio che il piano di grandi opere programmato dalla Regione rischi una pesante mutilazione. Per mancanza di fondi, ma anche per la contemporanea opposizione alle gettate dasfalto di una parte dellEsecutivo (Verdi e Rifondazione in testa). La proposta che Roberto Formigoni e il suo assessore ai Trasporti Raffaele Cattaneo sottoporranno a Romano Prodi è sicuramente provocatoria, ma al tempo stesso «un test - non nasconde Cattaneo - per verificare le reali disponibilità governative a dedicare le dovute attenzioni alle richieste di Milano», e di quel Nord che, come ricorda spesso e volentieri il governatore della Lombardia, «non ha votato per il centrosinistra».
La maxi-fusione italo spagnola tra Autostrade spa (controllata al 52% dalla famiglia Benetton) e Abertis (gruppo iberico che spazia dalle autostrade agli aeroporti, fino alle telecomunicazioni) vale 25 miliardi di euro e punta alla nascita del primo gruppo europeo del settore, con mire pure sui mercati statunitense e sudamericano dove entrambe le società detengono già una presenza. La controproposta del Pirellone sarà questa: anzichè con Abertis, la Società Autostrade si allei con un gruppo lombardo già individuato dalla Regione e, insieme, diano vita ad un nuovo, grande gestore autostradale. «Una holding - spiega meglio Cattaneo - con le spalle sufficientemente grosse per potersi caricare interamente il peso delle grandi opere necessarie alla Lombardia. Ovvero: 30 miliardi di euro, la cifra iscritta alla voce infrastrutture nel Dprf regionale e decisamente fuori portata dalle attuali disponibilità finanziarie dello Stato.
Da qui lidea della creazione di un soggetto forte in grado di presentarsi sul mercato del credito e farsi finanziare tutte le opere che intende realizzare. Il tutto nello spirito di quellautonomia regionale sancita dalla riforma del Titolo V della Costituzione, che appunto delega alle Regioni la gestione di strade e autostrade.
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