Regola prima: non perdere umiltà

Regola prima: non perdere umiltà

Dopo la splendida vittoria sul Milan (lealmente, Carletto Ancelotti ne ha subito ammessa la limpidezza), il pericolo per la sempre più ammirevole Sampdoria operaia di Novellino è il solito: se resta umile nulla le è precluso, se allenta anche minimamente la guardia qualunque guaio le può capitare. Può sembrare eccessivo ch’io ricordi questo «pallino», dopo il po’ po’ di successo ottenuto a spese di una delle tre Grandi del campionato, nel giorno in cui si va a far visita a una delle tre cenerentole: che ancora sta a zero, avendo segnato un solo gol e subiti 7. Può sembrare eccessivo, ma io insisto e sottolineo perché so che Novellino, nel cuore dello spogliatoio, ha fatto e fa altrettanto.
Il Treviso ne ha beccati 3 dall’Inter, uno dal Livorno e 3 dalla Lazio, ma intanto il gol del Livorno e il terzo della Lazio sono stati universalmente riconosciuti figli illegittimi di un’irripetibile leggerezza creata (a pro dell’amaranto Lucarelli) e una sleale carognata subita (dal biancazzurro Rocchi) dal giovane portiere Handanovic. Inoltre andrei cauto nel sottovalutare elementi come i rutilanti fratelli Filippini, l’estroso Pinga che partendo da sinistra può far male al centro e due attaccanti come Reginaldo e Fava che qualunque squadra di seconda fascia vorrebbe poter schierare. Insomma, io non mi fido nemmeno un po’. Se poi avrò esagerato - e semmai tanto meglio per la Sampdoria - lo sapremo stasera. C’è poco da aspettare.
Ciò detto, si capisce che bisogna rifare tanto di cappello a tutti i baldi discepoli di Novellino e al momento segnatamente ad Antonioli che dà sicurezza all'intera squadra, a Castellini che sta ridiventando insuperabile, ai tosti Zenoni e Pisano per le eccellenti chiusure che operano in diagonale, a capitan Volpi per come dirige il tetragono baluardo di centrocampo, a Diana, Palombo e Dalla Bona per l’esaltante fervore atletico che ci mettono, a Bonazzoli per gli straordinari gol che fa, le palle che spizzica, le botte che prende e che dà, e a Tonetto che più lo si vede più lo si vedrebbe - fa pure rima - in una squadra da scudetto. Ma appunto fermiamoci qui. Nella speranza di avere puntuali conferme nel «tour de force» italo-europeo che si concluderà con la sosta azzurra dei primi di ottobre.
Frattanto il Genoa ha salvato la pelle a Padova ottenendo il massimo risultato compatibile con le effettive occasioni da gol create: una, contro 6 dei padroni di casa. Ed è proprio da qui che nasce la speranza: perché il Padova, che in inizio di ripresa pareva passare nel burro, ottenuto il gol si è fermato, e a pareggio subìto si è inequivocabilmente accontentato? Perché con ogni evidenza il blasone del Genoa in serie C1 provoca comunque rispetto. Perché il lavoro di Valvassori sta lentamente ma progressivamente migliorando l’amalgama e la tenuta atletica del complesso. L’augurio è appunto quello che i residui margini di miglioramento non siano peraltro inferiori a un 40-50%, naturalmente comprendendovi i pieni recuperi di elementi imprescindibili - per questa squadra - come Lamacchi, Rimoldi, Caccia e Zaniolo. Il tutto, in attesa di due o tre decisivi rinforzi sul mercato di gennaio, sennò addio non dico al primo posto finale ma pure ai play-off.
Ma sarà possibile tutto ciò, vista l'ulteriore mazzata piombata in testa al presidente? A prescindere dalla sua vicenda giudiziaria, che sinceramente mi auguro possa risolversi positivamente per lui e per il Genoa, non a caso ho recentemente scritto che a furia di deliri di popolo, salamelecchi, piroette e servilismi, Enrico Preziosi paradossalmente rischia di passare alla storia come il presidente che ha creato più danni nella storia del Grifone. Bastava non essere ciechi e sordi.

Apposta ho fortemente osteggiato la sua insensata guerra planetaria con la giustizia sportiva, persa in partenza, che infiniti lutti addusse al Grifone e al suo «popolo» così vasto e fideisticamente entusiasta che di tutto avrebbe avuto bisogno fuorché di ciò che gli si è riservato. Apposta non ho ritenuto produttive le preventive offensive chiusure a possibili alternative dirigenziali future (Malacalza e dintorni). Quando si è con l’acqua alla gola non conviene mordere un’eventuale mano tesa.

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