Le regole di Basilea 3

Unicredit ridisegna il prestito cashes per renderlo compatibile con il mosaico di Basilea III. A cambiare saranno alcuni aspetti tecnici del bond convertibile sottoscritto dai grandi soci in occasione dell’aumento di capitale varato nel 2008 per puntellare la banca al culmine della crisi internazionale. La modifica permetterà però al gruppo di evitare il pericolo di vedersi «limare» il patrimonio dalle nuove regole contabili internazionali: il rischio potenziale legato ai cashes è pari un taglio di circa 60 punti base in termini di Core Tier One, più di quanto Unicredit sia riuscito a «costruire» nell’intero primo trimestre tramite la crescita interna.
Da qui il passo del cda di ieri che, dopo una lunga discussione, ha ritoccato le regole della remunerazione dei cashes, oggi vincolata all’Euribor, per subordinarla ai dividendi del gruppo. La soluzione ha superato l’iniziale ritrosia delle Fondazioni anche se gli interessi pagati dai cashes dipenderanno ora dai profitti di Unicredit (quest’anno gli analisti stimano 2,8 miliardi): in particolare, l’algoritmo individuato ruota attorno a un multiplicatore decrescente che sarà applicato al monte dividendi dei prossimi otto anni.
Piazza Cordusio precisa che la ristrutturazione sarà completata solo se verrà confermata l’incompatibilità dell’impostazione originaria con Basilea III e previo il consenso di Mediobanca, che ha l’usufrutto delle azioni (5% del capitale) collegate al prestito convertibile. Entro giugno è poi prevista l’assemblea dei bond holders, tra cui le Fondazioni e i soci libici. La mossa si inserisce nella strategia dell’ad Federico Ghizzoni per rafforzare il patrimonio senza mettere le mani delle tasche degli azionisti: alla fine del primo trimestre il Core Tier One era risalito al 9%, un livello di sicurezza ma non «blindato» come il 10% che raggiungerà Intesa Sanpaolo grazie all’aumento di capitale da 5 miliardi. Alcuni analisti temono quindi che, malgrado le smentite di Ghizzoni, Unicredit ricorrerà al mercato non appena il quadro per le banche sistemiche diverrà chiaro, magari in contemporanea al varo del nuovo piano industriale e quindi entro fine anno. L’attesa equivale però a un’ombra di incertezza che continua a penalizzare Unicredit in Borsa (-1%), complice un contesto comunque molto difficile per l’intero settore a causa dello spettro della Grecia.


Ghizzoni deve poi evitare lo sgambetto di Moody’s che ha messo sotto osservazione i rating del gruppo minacciando una sforbiciata, e la stessa cosa ha fatto nei confronti di Bank Austria, la controllata che funge da baricentro per lo sviluppo nell’Europa centro-orientale. Piazza Cordusio ha comunque confermato l’interesse a crescere in Turchia, dove controlla la locale Yapi Kredi: un’occasione sarà offerta dalle prossime privatizzazioni annunciate dal governo di Ankara.

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