da Roma
Limmagine più efficace per simboleggiare lesigenza di dialogo fra i due mondi che si guardano da una parte allaltra del Mediterraneo, il Movimento cristiano lavoratori lha trovata sulle mura della Basilica di Assisi, dove Giotto ha affrescato lincontro fra San Francesco e il sultano. «Certo, lui era un Santo», ha ammesso Piergiorgio Sciacqua della presidenza Mcl. Ma il dialogo fra culture, etnie e religioni è un traguardo possibile anche ai comuni peccatori. Di più. «È un bisogno condiviso da tutti gli uomini di buona volontà spiega monsignor Fouad Twal, coadiutore del Patriarcato di Gerusalemme -. E per i cristiani non è unopzione facoltativa: è unesigenza della fede».
Per tre giorni lMcl con la fondazione Europa popolare traccia in un seminario bilanci e prospettive del dialogo sociale, delineando strategie di cooperazione con particolare riferimento «alle tre aree di sofferenza verso cui il Movimento spiega il presidente Carlo Costalli ha diretto maggiormente la sua attenzione, attraverso il confronto culturale e opere concrete di solidarietà: Bosnia, Libano e Palestina». Con un punto di partenza che il primo giorno di lavori ha fissato con chiarezza: «Il riferimento dice Costalli allidentità, ai valori, alle tradizioni». Nessun dialogo senza affermazione della propria identità, dunque, «perché osserva Twal i conflitti non si risolvono azzerando le differenze, ma attraverso laffermazione di sé e dellaltro». Nonostante questo, in Europa il relativismo induce molti «a credere che lidentità religiosa sia fattore di scontro, e che senza di essa non ci sarebbe alcun conflitto di civiltà».
Se Twal ha preso ad esempio il cammino di dialogo nella martoriata Terra Santa, e limpegno della Chiesa nel costruire ponti pur fra mille difficoltà, Franjo Topic delluniversità di Sarajevo (fra i relatori del seminario assieme al presidente dellEza Raf Chanterie e alleuroparlamentare Doris Pack) ha ripercorso le tappe storiche del dramma di Bosnia ed Erzegovina, fino allimpegno per la riconciliazione in una terra in cui la guerra oltre ai beni materiali «ha distrutto le molte virtù e i valori». Un impegno dettato dalla convinzione che «lamore cristiano afferma Topic non conosce frontiere».
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