Dunque, ricapitoliamo. Bersani una volta ogni due giorni chiede le dimissioni di Berlusconi per tornare a votare. Veltroni continua a proporre un governo di emergenza, con dentro tutti. Insomma, va bene la dialettica interna ma nel Pd ormai sembra quasi che ci siano tante linee quanti sono i vari capi e capetti. E ognuno dice la sua a briglia sciolta. Franceschini, intanto, ribadisce che serve unità e che non è questo il momento di logorare il leader.
Noncurante del marasma generale in seno al suo partito - o forse approfittando proprio di questo - Matteo Renzi torna alla carica. Il suo obiettivo, com'è noto, è rottamare la vecchia classe politica. E, dunque, anche i leader del Pd. Lo ribadisce scrivendolo su Facebook: "Quando l’anno scorso parlavamo di rottamazione - argomenta il sindaco - molti pensavano fossimo matti. Davvero avete il coraggio di sfidare un’intera classe dirigente? Ma vi siete bevuti il cervello? Nell’anno trascorso è successo di tutto e oggi non c’è più bisogno di parlare di rottamazione: la vogliono tutti! Ogni giorno sui media o in rete ci sono nuovi sostenitori del ricambio totale. Bene così, non siamo gelosi...". L'appuntamento che Renzi lancia sul suo profilo Facebook è dal 28 al 30 ottobre a Firenze, dove si terrà la prossima convention dei rottamatori.
Ma non è l'unica iniziativa in programma in questo periodo in seno al Pd. "Il nostro tempo" è un altro appuntamento in programma, organizzato da due enfant prodige democratici, Pippo Civati e Debora Serracchiani: si terrà a Bologna il 22 e 23 ottobre. "Non sarà né il ritrovo, né il lancio di una corrente", assicura Civati sul suo blog". Tutto secondo copione.
Se Jovanotti canticchiava "il più grande spettacolo dopo il Big Bang" ora Renzi si è messo in testa che quello che serve è proprio un Big Bang. Con il rischio, però, che a saltare in aria non siano i soliti "vecchi tromboni" della politica ma tutto il Pd, con annessi e connessi. Renzi fa finta di non vedere il problema, e guarda in alto. "Non basta - spiega - la rivendicazione anagrafica e non basta dire che gli altri hanno fallito, è il momento di tirare fuori le idee. Lo faremo senza ricorrere al politichese, dicendo in modo crudo quello che pensiamo. E se qualcuno ci rimane male, pazienza... Vogliamo un Big Bang che segni l’inizio di un’altra storia".
Il sindaco di Firenze ce l'ha con tutti e cavalca l'onda dell'antipolitica: "Basta con i predicozzi di chi ha fallito e ha ridotto la storia a gossip. Basta con chi preferisce partecipare piuttosto che vincere e basta con chi quando per caso vince impallina gli alleati perché si trova meglio in piazza a manifestare che non al governo per cambiare. Piaccia o non piaccia, ormai tocca alla nostra generazione. Non sappiamo quando, chi e come, ma i fatti di questi mesi dicono che tocca a noi. Tocca a noi, che veniamo da storie diverse ma siamo uniti dall’idea che l’Italia debba tornare a scommettere sul merito, sull’innovazione, sulle qualità. Noi che pensiamo che si possa trovare lavoro non perché si conosce qualcuno, ma perché si conosce qualcosa".
Quello di Renzi ha tutto il sapore - e la forma - del manifesto politico: "Noi che consideriamo immorale che ogni italiano nasca già con più di trentamila euro di debito a testa per colpa della miopia di un’intera generazione di politici. Noi che vogliamo dimezzare i costi della politica e del sindacato, noi che vogliamo rivoluzionare un mondo universitario basato sulle baronie e sulle amicizie, noi che siamo già genitori e continuano a chiamarci ragazzi. Noi che vogliamo un servizio pubblico e non la Rai occupata dai partiti, noi cresciuti nell’apartheid dei diritti tra chi ha garanzie a tempo indeterminato e chi è vive la precarietà permanente, noi che paghiamo le pensioni di oggi rischiando di non averle domani. Noi - prosegue Renzi - che mangiamo con la cultura, noi che viviamo connessi, noi che siamo cittadini del mondo orgogliosamente italiani, noi ci siamo. Ci ritroviamo a Firenze, culla del pensiero politico, per riportare la cosa pubblica nelle case private".
Poi lancia la sfida al cuore del Pd: "Vogliamo sommergere i democratici e gli italiani di idee, di proposte, di iniziative concrete. Vogliamo che il centrosinistra smetta di occuparsi di formule e alleanze, beghe e beghette e dica chiaramente che cosa farà quando andrà al governo. Saremo in tanti e a ciascuno chiediamo un contributo di idee, impegno e partecipazione. Ci saranno volti noti, certo, ma soprattutto tanta gente comune, unita dal desiderio di progettare un’Italia diversa".
A chi pensa che questa sia la discesa in campo di Matteo Renzi nella politica nazionale il diretto interessato risponde con chiarezza: "No, nessuna candidatura. Non saremo lì per affermare le ambizioni di qualche io, ma per mostrare che siamo già un noi. Usciremo con un carico di proposte, che forse faranno arrabbiare, pensare, discutere. Ma saranno proposte che parleranno dei problemi degli italiani, non delle ansie di una classe dirigente autoreferenziale che procede stanca sul vicolo del tramonto. C’è un sacco di bella gente che è delusa, schifata, colpita. Ma non rassegnata. Torniamo alla Leopolda, allora. Perché - conclude Renzi - da quella vecchia stazione, finalmente, si può partire". Ormai il rottamatore non può più nascondersi dietro un dito. Al di là della smentita quella di Renzi è una vera e propria sfida lanciata al Pd e alla sua classe dirigente. Resta da capire quanti lo seguiranno e, soprattutto, se il Pd lo lascerà solo, oppure accetterà di coglierne la sfida. Le primarie potrebbero essere il terreno giusto. Posto che Bersani non voglia "giocarle" da solo...
Intanto un segnale è già arrivato. Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, fa sapere che andrà all'appuntamento organizzato da Renzi.
Ma mette subito le mani avanti: le varie convention possono essere una "ricchezza" per il partito, dipende però "da come sono fatte, cosa si dice, con quale compostezza". Insomma, per Rossi va bene tutto, purché si dica sotto voce... Renzi sarà d'accordo? Difficile pensare di sì.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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