Il retroscena E sulla giustizia Silvio è pronto a chiedere la commissione d’inchiesta

Commissione contro commissione. La prossima mossa di Berlusconi è una commissione parlamentare sulla giustizia in Italia. Ci sta pensando da tempo. Ora vuole farla. Ci mette la faccia, senza mediazioni e va lui in Parlamento a chiederla. Il tempo del temporeggiare e delle meline tattiche è finito. Si va all’urto, allo show down, al muro contro muro. Il terreno è l’ultima fetta di ideologia che ancora resiste in questo primo brandello di secolo: politica contro giustizia. È uno scontro tra poteri, un confine che è diventato troppo stretto, una ridefinizione di ruoli. Dove comincia la democrazia e dove finisco le procure? È l’eredità non risolta di Tangentopoli. È uno scontro tra due culture.
Il centro della battaglia è sempre e ancora lì. Rosy Bindi va in giro in Parlamento a cercare firme. Vuole una commissione d’inchiesta sulla P3, questa loggia pasticciona che gioca al colpo di Stato. Questo è quello che dicono i pm. Questa è la speranza della Bindi. Le firme arrivano e in testa ci sono i nomi dell’Idv. Ed è scontato. Le commissioni parlamentari spesso vanno a caccia di fantasmi e di solito non trovano nulla. L’idea di un Parlamento che si mette a indagare insieme alla procura quando ancora non c’è neppure un processo è stramba o frettolosa. Il guaio è che in Italia il confine tra politica e giustizia è sempre più sottile, quasi invisibile.
Berlusconi in questi giorni non ha parlato tanto. Non per stanchezza. Forse per rabbia. Sta aspettando che passi la manovra. Ha promesso a Tremonti di non rovinargli il lavoro. Buono, calma, tranquillo. Così per un altro paio di giorni. Poi comincia il contrattacco e ha il sapore di una sfida totale. Il primo assalto è a Fini, con Gianfranco che sul Foglio temporeggia, il resto è una carica frontale contro il partito giustizialista.
I tempi sono stretti. Il campo è il più insidioso. Berlusconi andrà in Parlamento a dire che in Italia c’è un problema giustizia. Troppi magistrati agiscono come un partito politico. Le loro inchieste sono strumentali e puntano a rovesciare un governo democratico, nato da libere elezioni. L’accusata, evocata, è il rovesciamento della maggioranza con azioni extrapolitiche. È la giustizia che invade il campo. Ogni parola che dirà sarà uno scandalo, un colpo alla visione del mondo dei suoi avversari, è una frattura esplicita tra due visioni del mondo inconciliabile. La richiesta è: indaghiamo se tutto questo è vero. Le procure sono partiti? Le inchieste sono pilotate? È un terremoto.
Tutto questo Berlusconi lo svela, in parte davanti agli ambasciatori, alla Farnesina. «Farò presto un intervento per anticipare la grande riforma della giustizia penale. È una riforma fondamentale a cui dedicheremo con determinazione i prossimi anni di governo e legislatura». Saranno anni lunghi e senza tregua. Spiega. «Ogni volta che nel nostro Paese si parla della riforma della Costituzione le sinistre si scatenano. E ci accusano di voler distruggere la Carta». Sbuffa. «Una legge che non piace ad una certa magistratura di sinistra viene impugnata davanti alla Consulta e viene puntualmente abrogata. Questa è una situazione che non possiamo più accettare».


Berlusconi ha deciso di accelerare il finale di partita. Non è tempo di vacanze. È rimasto a Roma anche per questo. L’appuntamento a Montecitorio è per i prossimi giorni. Qualcuno dice martedì. E questa sarà una lunga estate.

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