Gli esami non finiscono mai, ammoniva il grande Eduardo De Filippo, soprattutto in Italia. Siamo uno dei Paesi - non sono moltissimi - in cui il titolo di studio ha valore legale, e nel quale il «pezzo di carta» è un traguardo sociale oltre che una conquista lavorativa. Ma siamo anche la nazione delle professioni, delle corporazioni, degli Ordini più o meno utili. Per svolgere certe attività non basta essere selezionati dal mercato o valutati in base al curriculum e ai risultati ottenuti. Occorre essere iscritti a un Ordine, un Albo, un Registro, un Collegio, rigorosamente con la maiuscola. Serve un'abilitazione. E l'ennesimo pezzo di carta si conquista con un esame.
Ma i professionisti non sono gli unici per i quali gli esami non finiscono mai. Bisogna affrontare - e superare - test per iscriversi alle università, per diventare professori di scuola e poi anche presidi (anzi, dirigenti scolastici), per entrare nel corpo dei vigili urbani e dei vigili del fuoco, per fare l'assistente giudiziario e il magistrato, per guidare l'automobile e pilotare il motorino, per ottenere il patentino di manutentore di ascensori, manovratore di carrelli elevatori e presto anche per esercitare l'alto mestiere di tatuatore, parrucchiere, truccatore, massaggiatore e piercer. In Italia le occupazioni patentate sono un'infinità e ne vengono aggiunte sempre di nuove. Non va dimenticato che nei posti pubblici si entra per concorso, almeno in teoria, e dunque bisogna superare una prova. Tutto risponde a un vecchio principio statalista, in base al quale è il moloch pubblico - e non tanto le doti personali o l'esperienza accumulata - a concedere il diritto a svolgere un certo lavoro. D'altra parte, il sistema soddisfa anche l'antica e inesauribile fame di denaro dell'erario, che riscuote fior di bolli e balzelli prima per accedere agli esami e poi per concedere graziosamente l'iscrizione alla categoria d'impiego raggiunta con tanta fatica.
CACCIA AI GIOVANI
E naturalmente a ogni esame corrisponde un corso di preparazione, di formazione, di lancio nel grande mondo del lavoro. Questo è un primo paradosso: per fare un mestiere la laurea non basta quasi mai. Pur avendo valore legale, questo titolo non è un traguardo ma una tappa intermedia. Di fatto è necessario anche seguire dei corsi che raramente sono gratuiti e che generano un enorme business, un giro di denaro vorticoso, privo di regolamentazione, di indirizzi precisi e di tetti di spesa. E questo è un secondo paradosso: in Italia l'accesso alle professioni è fortemente vincolato tranne che sotto l'aspetto della formazione. Se qualche università o ordine professionale organizza corsi di preparazione gratuiti o a prezzo politico, è soltanto per la buona volontà dei rettori e dei dirigenti. Anche nei casi in cui la frequenza alle scuole di formazione professionale è obbligatoria, questo non significa che sia a costo zero. In fondo, è un ricatto nemmeno tanto velato: senza corsi preparatori non si supera lo scoglio. Mettere mano al portafoglio è un atto dovuto. Dopo avere preso il diploma superiore con l'esame di maturità, essere entrato in un'università spesso a numero chiuso grazie a un test, avere superato gli esami curricolari e infine avere conquistato la laurea, un giovane è costretto a seguire altri corsi se vuole diventare avvocato, architetto, notaio, medico, magistrato, oppure biologo, chimico, assistente sociale, giornalista, attuario, spedizioniere doganale.
Sono oltre trenta gli ordini e i collegi professionali in Italia. Ma esistono verifiche, e relativi insegnamenti specifici, anche per cancellieri di uffici giudiziari, prefetti, coadiutori Consob, commissari di pubblica sicurezza. E in questo opaco settore dei corsi di formazione non istituzionali regna una concorrenza sfrenata che complica enormemente la vita del neolaureato, o dell'aspirante operaio specializzato in movimentazioni o manutenzioni, anziché spianargli la strada del futuro.
Si moltiplicano le case editrici specializzate nel pubblicare testi e manuali per ogni percorso professionale, i siti internet che sfornano lezioni online previo abbonamento, le società che organizzano seminari di poche ore, nei fine settimana o nell'arco di qualche mese, i tirocini obbligatori nelle università, gli eventi a numero chiuso. In certi casi è quasi inutile seguirli perché non rappresentano altro che l'ultimo ripasso di argomenti già studiati. Ma non è sempre così. Un aspirante avvocato, per esempio, molto difficilmente nello studio legale in cui svolge la pratica ha la possibilità di approfondire tutti i rami del diritto su cui verrà esaminato e non ha alternative ai cicli di lezioni private, spesso lunghe e sicuramente costose.
TARIFFE SALATE
Private, sì. Perché pochi riescono a entrare nei corsi istituzionali organizzati dagli ordini. Il Notariato, per esempio, organizza 16 scuole regionali a canone agevolato e numero chiuso, in tutto 600 posti contro oltre 1.500 candidati in media all'anno. L'Ordine degli avvocati ha in funzione 80 scuole a costi che non superano i 700 euro, in media quasi una in ogni provincia ma con numeri insufficienti: 50 studenti al massimo, in tutto 4.000. Il fabbisogno sarebbe molto più elevato.
Nel dicembre 2015, secondo il sito specializzato Altalex, si sono presentati all'esame 22.319 praticanti legali e gli ammessi all'orale sono stati 8.769, un 40 per cento scarso. E tanta severità impone una preparazione aggiuntiva. I corsi più costosi superano i 2.000 euro. I futuri architetti, commercialisti, avvocati, attuari, magistrati sono quelli che vengono tartassati maggiormente. Per i giornalisti l'Ordine organizza un corso residenziale di una settimana a Fiuggi per 450 euro mentre il Centro di documentazione giornalistico (non legato all'Ordine) vende manuali a 260 euro; per i doganalisti si sborsano 600 euro per un corso completo di 56 ore, 450 per 8 lezioni di 32 ore e 350 per 5 lezioni. Un testo per futuri agronomi costa 600 euro, uno per geometri 375, mentre l'agrotecnico se la cava con 40. È vero che il prezzo comprende l'Iva e i professionisti possono scaricarla, ma per chi non ha ancora cominciato a guadagnare sul serio è comunque un bel salasso.
SECONDO LAVORO
Un mercato particolarmente florido è quello dei corsi per superare i test di ammissione alle università a numero chiuso, in particolare per medicina, odontoiatria, professioni sanitarie. Si va dai corsi di 40-44 ore a fine agosto alle lezioni specifiche per i quiz di logica, dai sistemi interattivi a distanza alle prove simulate con correzione, fino all'apoteosi delle vacanze studio di 15 giorni dopo ferragosto promosse da Alpha test: qui il costo schizza a 2.490 euro con un piccolo sconto (cento euro) per i primi iscritti; pagamento anticipato. Molto più a portata di famiglia i 250 euro per i corsi del Centro servizi opere educative. Per comprare alcuni manuali (esistono collane con centinaia di titoli) è possibile utilizzare anche il bonus che Matteo Renzi ha elargito ai diciottenni.
Il rovescio della medaglia è che il business dei master preparatori agli esami di Stato si trasforma in un secondo lavoro molto redditizio per una galassia di professionisti più o meno affermati. Il settore per certi versi più sorprendente è quello che apre le porte della carriera in magistratura. Ci sono scuole di tutti i tipi. Alcune portano il nome di un giudice, come quella di Vito Zincani a Bologna, magistrato che indagò sulla Uno bianca e sulla Parmalat e fu procuratore capo nel capoluogo felsineo. Un suo corso di preparazione al concorso, anche on line, può costare 1.190 euro, e non è tra i più cari.
Giudici del Tar, consiglieri di Cassazione, assistenti alla Corte costituzionale, docenti di diritto a contratto, consiglieri di Stato, esperti giuridici di vari ministeri, consiglieri parlamentari mettono in campo lunghi anni di esperienza nelle aule di giustizia. Il loro nome campeggia su internet e nelle pubblicità a garantire la serietà delle nozioni che vengono impartite. E il business dei corsi preparatori prosegue a navigare a gonfie vele.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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