Gli affari allombra del regime, spesso più speculazioni che imprese, e la persecuzione della polizia fascista, con il confino a Lipari fino allintervento di Mussolini in persona. Il denaro e la letteratura, perché mentre compra e vende di tutto, e crea imperi finanziari, scrive fiabe e romanzi, e fa il produttore cinematografico. Lo scontro, perduto, con Giovanni Agnelli, per diventare il signore del capitalismo torinese e lamicizia con gli artisti del «Gruppo dei Sei» di Torino, con Felice Casorati, che lo dipinse in un bellissimo ritratto che campeggia sulla biografia Sogni e soldi. Vita di Riccardo Gualino (Aragno, pagg. 287, euro 17), che gli ha dedicato Pier Francesco Gasparetto; o ancora con Franco Gentilini, cui commissionò i 40 disegni che illustrano la nuova edizione del suo romanzo più celebre, Tim e Tom in America (pagg. 162, euro 20), pubblicato da Aragno come la sua autobiografia, Frammenti di una vita (pagg. 208, euro 20), in unintelligente operazione editoriale che permette di conoscere un personaggio tanto importante quanto dimenticato dellindustria e della cultura italiana del primo e secondo dopoguerra, uno dei pochi di portata internazionale, in unepoca in cui il nascente capitalismo italiano cominciava a contrarre lhandicap del provincialismo, da cui non si è mai più liberato.
Un personaggio che se fosse nato in America sarebbe diventato leroe di un film di Frank Capra o di Steven Spielberg, ma che siccome nacque, visse e agì in Italia è rimasto uno di quei fantasmi che la nostra storia nazionale ha cancellato in fretta, forse perché diverso, troppo diverso dal tipo italiano.
Nato a Biella nel 1879, Riccardo Gualino, «per aver udito mio padre dire che sarei diventato un gran professore, ma non un uomo capace di guadagnarsi il pane, nacqui a diciassette anni alla vita degli affari», spiega con ironia nella sua autobiografia, e sembra lincipit di un capitalista americano degli anni Trenta. In una ventina danni diventa un signore del denaro, non lunico in Italia, forse lunico vero signore, lunico capace di passare con la stessa eleganza e la stessa competenza da una transazione daffari internazionale allacquisto di un quadro di quei «moderni», che allepoca pochi capivano e meno ancora acquistavano. Poi, una serie di imprese fallite per il disordine politico nellest europeo, il crollo di Wall Street e il confino da parte del regime fascista, distruggono in pochi mesi il suo impero. Torna libero dopo circa due anni, nel 1932, e di nuovo ricomincia a progettare affari, ad andare da un capo allaltro del mondo, a costruire imperi economici e ad aggirarsi in tutti i regni dellarte, vivendo con una tale intensità che ci vorrebbero mille uomini normali per vivere tutto ciò che vive Gualino.
«Occorre dire che, durante tutta la mia esistenza, fantasia e realtà si batterono entro me, continuamente rincorrendosi. Non appena la realtà aveva raggiunto e consolidato un sogno della fantasia, questa, rapida, se ne ripartiva per altre conquiste. Tale interrotto anelito a rinnovarmi e a toccare vertici sempre più alti, mi fece sovente affrontare rischi gravissimi, che avrei potuto evitare».
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