Rifiuti e lotta alle ecomafie, il Senato vuole salvare il Sistri

Salvate la sentinella Sistri. Dove Sistri sta per Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, l’organismo, nato nel 2009, su iniziativa del ministero dell’Ambiente per monitorare e informatizzare l’intera filiera dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani per la Regione Campania. Di fatto «il» sistema per eccellenza per contrastare e prevenire l’illegalità nel settore dei rifiuti speciali, la cui gestione, non per nulla, è stata affidata, fin da subito, ai carabinieri del Nucleo per la tutela dell’Ambiente. Una buona idea che, in pratica, non ha fatto ancora in tempo a entrare a regime (avrebbe dovuto partire, infatti, il 1° settembre) che già è finita sotto la scure dei tagli previsti dalla nuova manovra. Con un epitaffio, letto dal ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli che, 20 giorni fa, presentando alla stampa i vari provvedimenti di riduzione delle spese, aveva parlato anche di «abolizione del Sistri».
Un annuncio che aveva immediatamente sollevato le reazioni delle associazioni ambientaliste e la preoccupazione dello stesso ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Che aveva definito la minaccia di abolizione del sistema «un vero e proprio regalo alle ecomafie» nonché «un atto di miopia politica».
D’altra parte, a conti fatti, abolire il Sistri porterebbe più svantaggi che vantaggi. Sotto il profilo operativo, innanzitutto, dato che l’organismo è stato pensato per un controllo capillare del territorio da parte delle forze dell’ordine teso, appunto, a contrastare i fenomeni di illegalità collegati alle ecomafie e ancor più per arginare l’evasione fiscale dei tributi collegati al processo dei rifiuti stesso. E l’allarme, lanciato nell’aprile scorso, proprio da Federambiente e Legambiente è, al riguardo, sufficientemente illuminante: l’evasione fiscale collegata al processo di trasporto e smaltimento di rifiuti è infatti stimata in circa 20 miliardi di euro all’anno, di cui circa cinque derivano dal traffico illegale dei rifiuti. Se il Sistri non solo sopravvivesse, ma potesse entrare a pieno regime, sono in molti a essere convinti che lo Stato riuscirebbe a recuperare almeno una parte di questo denaro «in fuga». Non solo. Con il Sistri, l’Italia accogliendo le raccomandazioni Ue diventerebbe anche il Paese più all’avanguardia nel mondo, l’unico dotato di un sistema di tracciabilità dei rifiuti verificato dallo stesso governo. Senza contare la maggior tutela ambientale del territorio e la riduzione delle discariche abusive.
Risultato? Il risultato è che, proprio in queste ore, la situazione sembra decisamente cambiata: la commissione Ambiente del Senato chiederà infatti di rivedere la cancellazione del Sistri. Il presidente, Antonio D’Alì, ha anticipato che, invece della cancellazione, si proporrà l’attivazione del Sistri a partire dal 1° gennaio 2012 per consentire che la macchina operativa possa partire nel migliore dei modi.

E sulla scorta delle notizie di queste ore anche il ministro Prestigiacomo è tornata ottimista perché «come ministero abbiamo sempre espresso ampia disponibilità per trovare soluzioni in grado di andare incontro alle esigenze degli operatori, soprattutto le piccole aziende, tutelando al contempo la legalità e la salute pubblica minacciate dal racket dello smaltimento illecito dei rifiuti gestito dalle ecomafie».

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