«La riforma Rai dell’Unione? Favorisce soltanto Murdoch»

Gasparri (An): «Il progetto Gentiloni aiuta le multinazionali dei media come Sky»

Sabrina Cottone

Bocciato senza possibilità di appello. Il piano di ristrutturazione della Rai su cui punta il governo preoccupa l’ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, autore della legge che il suo successore, Paolo Gentiloni, è deciso a smantellare. L’idea, illustrata in un’intervista di Gentiloni al Corriere della Sera, è di dividere l’azienda in tre società: Raiuno e Raitre dedicate al servizio pubblico e sostenute dal canone, Raidue rete commerciale e infine una società infrastrutture (che dovrebbe cioè gestire torri e impianti). Nessuna privatizzazione, ma al contrario la creazione di una holding o di una fondazione unica per il controllo delle tre società Rai. Nel progetto Gentiloni la pubblicità dovrebbe finanziare solo Raidue, con un tetto tra il 7 e il 20 per cento. «È evidente che agendo così rischiamo di indebolire prima di tutto la Rai. Più che un progetto, mi sembra un insieme di cose confuse e astruse» è la reazione di Gasparri.
Non la convince l’idea di dividere la tv commerciale dalla tv che fa servizio pubblico?
«Questo due più uno, due reti di servizio pubblico e una commerciale, suonano come formule astratte che rischiano di non rendere competitiva l’azienda. Resto convinto che sia preferibile la logica della progressiva privatizzazione perseguita dalla mia legge».
Il ministro Gentiloni sostiene che sia una strada per ridurre il duopolio di Rai e Mediaset. Che cosa ne pensa?
«Dico che la questione del duopolio mi sembra superata. Dopo l’annuncio della collaborazione di contenuti tra Telecom e il colosso di Rupert Murdoch, abbiamo più che mai bisogno di aziende forti e in grado di competere sul mercato globale. Rai e Mediaset possono apparire dominanti solo se si resta in una logica nazionale. Attenti a non compiere scelte penalizzanti e suicide».
Vede addirittura il rischio di scelte suicide per la Rai?
«Si tratta di una politica che di fatto favorisce le grosse società multinazionali. Non vorrei che si lavorasse per Murdoch, che Gentiloni e soci avessero come riferimento Murdoch e il gruppo Sky. Queste norme sembrano oggettivamente al loro servizio».
Fedele Confalonieri ha parlato più volte di una piazzale Loreto per Mediaset. Crede che il progetto Gentiloni vada in questa direzione?
«Una politica imprenditoriale che fa colonizzare l’Italia metterebbe indubbiamente in crisi Mediaset, oltre che la Rai. A questo punto, visto lo scenario globale nel mondo delle telecomunicazioni e della televisione, con gruppi stranieri sempre più potenti e aggressivi, la domanda che io pongo è: scelte del genere sono nell’interesse dell’Italia o dei colonizzatori?».
Colonizzatori?
«Sia chiaro: sono legittimamente presenti e operano legittimamente sul mercato italiano. Ma non vedo perché favorirli con leggi che sembrano studiate con quest’obiettivo».
Come garantire il ruolo di servizio pubblico della Rai?
«Sono gli introiti del canone che devono consentire di realizzare alti standard di qualità. Così si rischia di fare una rete museo che è anche una rete ghetto. L’obiettivo ottimale deve essere distribuire il servizio pubblico su tutte le reti, senza penalizzare l’audience e questo si ottiene per esempio con film e fiction storiche. Invece temo un dilagare di reality show e programmi spazzatura».
Gentiloni parla anche di «ritocchi non drammatici del canone». La vede come una strada obbligata?
«Penso che vogliano raddoppiare il canone e questo mi sembra assurdo, considerato anche che le due reti commerciali drenerebbero una maggiore quantità di pubblicità. E senza contare il peggioramento generale della qualità e la ghettizzazione della cultura».


Crede che il progetto possa avere conseguenze negative sul mercato pubblicitario?
«Temo di sì. Per la rete commerciale, la Rai rivedrebbe i tetti di affollamento. Una situazione che può mettere in crisi anche la raccolta pubblicitaria dei giornali».

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