Due estremi: chi vuole (voleva) partire dai tassisti e chi vuole partire dalla Costituzione. I taxi (e non sapremmo dire perché) sono un’ossessione della sinistra italiana. Erano al centro degli obiettivi delle lenzuolate di Pier Luigi Bersani, quando l’attuale leader del Partito democratico era un ministro di Romano Prodi. Sono stati centrali nelle politiche per lo sviluppo economico della città quando Walter Veltroni, ex leader del Partito democratico, era sindaco di Roma. Una mania. E una mania pericolosa. Per i politici e per i giornalisti dovrebbe valere la regola: alla larga dai tassisti. I primi ci si scornano, successe perfino a Margaret Thatcher, e anche se riescono a piegare le proteste tassinare alla fine portano a casa pochissimo (e comunque non acquisiscono certo consenso i n quel modo). Per i giornalisti è noto (ma qualcun o ci casca sempre) che dai tassisti non s i devono attingere notizie e chi lo f a sprofonda nella banalità.
All’altro estremo c’è il piano che verrà varato dal governo in questa settimana: partire dall’alto, dalla Costituzione. Per cambiare, in modo simbolico e anche operativo, l’approccio dello Stat o all’impresa, rendendo lecito tutto ciò che non è espressamente vietato d a una legge. I l principio d a rendere costituzional e porterebbe, i n caduta, a eliminare una spaventosa quantità d i vincoli e di obblighi. E se venisse davvero recepito e fatto proprio dall’amministrazione (ma in quel caso occorrerà che il potere politico le faccia sentire il fiato sul collo) sarebbe in grado di produrre un’impensabile quantità d i benefici.
Qualcosa di simile è successo con il contratto Fiat. Fortunatamente le trattative tra le parti sociali, tra aziende e sindacati, sono libere. È bastat o che, i n questa nicchia di libertà, si inserisse lo spiritaccio d i Sergio Marchionne e s e n e sono visti gli effetti: u n accordo costruito, una volta tanto, per investire e provare a produrre accettando la sfida del mercato e nonla solita intesa al ribasso, declinista, proiettata vers o gli aiuti statali. E, siccome la libertà sindacale e quella aziendale erano tutelate, i sindacati liberi hanno potuto firmare l’accordo e poi portarlo alla vittoria nei referendum i n fabbrica. E qualcosa d i simile s i attende per tante altre aziend e e per tante altre iniziative economiche. E nonci dovrebbe essere bisogno d i ripeter e una cosa ovvia: d i questa frustata resterebbe solo l’effetto doloroso se non venisse accompagnata anche d a u n cammino verso la riduzione del peso delle tasse. Con il fisco attuale sarebbe come frustare un cavallo legato. Cominciat e dalla semplicità e i l r esto seguirà. È di ieri uno studio della Confesercenti che mostra come alle aziende italiane costi in media 5.000 euro (contro i 1.000 della media europea) l a parte burocratica degli obblighi fiscali: soldichesispendonoperpoter, poi, pagare le tasse. Ecco, cominciate d a lì. La crescita è l’obiettivo. Bisogna superare il muro del 3 % annuo, altrimenti non se ne viene fuori. Già all’inizio degli anniNovantasi eradimostrato come sotto a l 3 % d i crescita sarebbe stato i mpossibile aumentare l’occupazione. Ora i l vincolo è ancora più forte: senza l a scossa verso l a crescita non sarebbe possibile mantenere gli impegni che l’Europa c i sta imponendo per il debito e per i l bilancio pubblico. Forse non c’è ancora abbastanza chiarezza s u questo punto, m a è una questione vitale. Gli obblighi europei sono stringenti e tra qualche settimana lo diventeranno ancora di più.
Escluse l e follie della tass a patrimoniale (che è u n po’ come prelevare col bancomat per sistemare il rosso i n banca) l’unica strada è una crescita robusta dell’economia. Perciò l’obiettivo d i superare i l 3 % dovrebbe diventareunamissione nazionale. Più importante di ridurre il tempod’attes a per i taxi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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