Rimoaldi, addio alla signora dello «Strega»

Rimoaldi, addio alla signora dello «Strega»

È morta nel sonno, all’improvviso, come aveva sempre desiderato che accadesse. La grande signora del Premio Strega, Anna Maria Rimoaldi, 82 anni, se n’è andata così, lasciando tutti a bocca aperta. Chi se la ricorda la sera della «cinquina» sulla terrazza di casa Bellonci, a contare le schede, chi l’ha vista meno di un mese fa sul palco del Ninfeo di Villa Giulia a premiare il vincitore annunciato Niccolò Ammaniti, si chiede: e adesso che cosa succederà del Premio più ambito e chiacchierato d’Italia? Perché Anna Maria Rimoaldi, con tutto ciò che abbiamo scritto e detto di lei, è riuscita comunque, nel bene e nel male, a tener vivo l’interesse sul premio fondato da Goffredo e Maria Bellonci, della quale fu musa e amica e dalla quale aveva ereditato lo scettro alla sua scomparsa, nel 1986.
Vent’anni sulla tolda del vascello che dall’appartamento di via Ruspoli 2 a Roma, 22mila volumi, cinque stanze e due terrazzi dove i quattrocento Amici della Domenica si riuniscono per decretare le sorti del riconoscimento che «sposta» veramente le vendite e anima le classifiche dei best seller, teneva in scacco la grande editoria. Anche i grandi editori la blandivano e la omaggiavano. Una vera potente, che come tutti i potenti veri si schermiva: «Io? Ma quando mai! Io non gestisco niente, l’unica fatica che faccio è per scoprire un po’ di libri buoni, per cercare di portare avanti nuovi scrittori».
Invece tutto si svolgeva sempre secondo i suoi voleri. Anche quest’anno tutto era andato come previsto. Anche chi gliel’aveva giurata, chi aveva polemizzato per la poca chiarezza nella gestione del premio, dovrà comunque renderle gli onori delle armi. Perché se Anna Maria era una donna di potere, nel senso più classico del termine, è anche stata un’appassionata delle lettere. A casa Bellonci, dove viveva immersa nei libri e tirando le fila come un vero burattinaio, si apre ora una voragine. Perché niente sfuggiva al suo controllo. Non per nulla era laureata in matematica, con una tesi sulle statistiche legate alla meteorologia, pur amando il teatro e occupandosene in modo amatoriale.
Nata il 23 novembre 1924, vinse un concorso all’Ufficio ecologia del ministero dell’Agricoltura, di cui fu un funzionario sino all’età della pensione. Fu allora che cominciò a scrivere, radiodrammi e piccole sceneggiature per la Rai. Un giorno le chiesero di sceneggiare la vita di Isabella d’Este, su cui si ritrovò a lavorare assieme alla Bellonci per sette anni e finendo, dopo la morte della madre, per andare ad abitare da lei. Per i suoi meriti, nel 2004, quando compì 80 anni, venne insignita dal presidente della Repubblica Ciampi della medaglia d’oro alla cultura.
Una matematica che sapeva fare bene i conti e che a chi la criticava per la bassa qualità del premio che non era più ai livelli dei tempi di Piovene, Bassani, Flaiano, rispondeva: «Noi abbiamo i migliori libri della stagione. La qualità dei concorrenti è altissima, il fatto è che la media dei libri pubblicati dagli editori italiani è bassa».

E a chi le faceva notare che anche i morti, allo Strega, continuano a votare, perché non vengono cancellati dalle liste, ribatteva: «Sarà che non ce l’hanno comunicato». Vedrete che anche da dov’è adesso, Anna Maria Rimoaldi troverà il modo di mettere il suo zampino. La lotteria della successione è aperta.

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