"Le risate di Pera Toons? Tutto merito della noia"

I libri di Alessandro Perugini hanno venduto un milione di copie ed è un re dei social: "Non mi autocensuro ma non offendo"

"Le risate di Pera Toons? Tutto merito della noia"
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Un milione di copie vendute in sei anni di attività, oltre cinque milioni di follower sui social, un nuovo libro che è già in vetta alle classifiche di vendita. Stiamo parlando di Alessandro Perugini in arte Pera Toons, re dell'umorismo sul web e su carta. Non per niente la sua ultima fatica si intitola Ridere (ed. Tunué). Contiene una storia lunga a fumetti intervallata da battute e freddure, com'è nello stile dell'autore. «Cinque ore e mezzo di firme, più di così non posso fare. Ringrazio moltissimo i bambini, i ragazzi e ovviamente i genitori che devono stare lì in fila. Bisogna avere rispetto del pubblico», ci racconta al termine di un gremito firmacopie milanese. Ecco la nostra intervista per conoscere meglio il fenomeno Pera Toons.

Il tuo è un umorismo classico, senza volgarità, senza richiami alla politica.

«In una parola: barzellette. Ho molti format, mi piace testare e mi piace intrattenere, dopo un po' un format mi annoia e lo metto da parte. Ho provato gli enigmi con Kenny, il personaggio con cui sono esploso. Poi freddure e giochi di parole: mi escono a raffica, ogni giorno me ne segno tre o quattro. Per un periodo ho seguito i trend del momento, tipo la canzone di quel cantante, la serie tv. Negli ultimi anni ho aggiunto il rifacimento delle vecchie, classiche barzellette. Pensavo fossero solo italiane, invece ho scoperto che in tutto il mondo ci sono questi archetipi che fanno sempre ridere».

Applichi una sorta di autocensura su tematiche o termini che possono indispettire una parte del pubblico?

«Non mi autocensuro mai, cerco solo di fare in modo che nessuno si offenda. È un gioco di equilibrio, come quando ero un grafico pubblicitario e mi commissionavano le pubblicità. Sai che non puoi fare certe cose e il bello è proprio dare il massimo con questi limiti. Adoro i limiti: ti fanno creare qualcosa di speciale, ti danno uno stimolo».

Come testi la riuscita di una battuta?

«Avrò pubblicato circa 6.000 battute in sette anni che faccio questo lavoro stupendo, quindi un po' - avendo sempre il feedback dei social - so quale potrebbe essere buona e quale no. Certe volte penso proprio no, pazzesca, questa andrà alla grande e poi è davvero così. Quella del povero gabbiano la pensai sotto la doccia - me lo ricorderò per tutta la vita - e mi dissi questa fa il panico. Ho quadruplicato la visibilità su Youtube e credo di essere stato quello con più visualizzazioni su TikTok in quel momento».

Sei seguitissimo sui social e sei un caso editoriale. Come riesci a diversificare questi prodotti?

«Tutto è finalizzato all'editoria, da tre o quattro anni a questa parte. I social hanno un ruolo di test delle mie battute, le migliori andranno sui libri. Il target è differente, molti bambini che mi leggono non hanno accesso ai social per cui per loro sono una cosa inedita. E poi c'è un'altra cosa importantissima dei social: avendo tutta questa visibilità, quando esce un libro ricordo ai miei fan di andare in libreria».

Tu non nasci come fumettista: quanto conta la tua esperienza in campo pubblicitario?

«Mi ha dato tantissimo in tutto. Io sono 70% fumettista e 30% grafico pubblicitario. È lì che ho imparato a maneggiare le arti visive e a capire come si veicolano certi messaggi attraverso supporti bidimensionali. Tutte le skill con i programmi di grafica sono fondamentali tuttora e mi hanno permesso di impararne altri per poter poi fare il fumettista. Nel mio caso si sono incontrate la passione per il fumetto, quella per la grafica e una spolveratina di passione per la matematica: indovinelli, giochi logico-matematici. Questi mondi si sono incontrati ed è nato Pera Toons».

Hai una routine lavorativa? Passi otto ore sulla tavoletta grafica o le battute ti vengono solo sotto la doccia?

«Otto no: sette e cinquantanove minuti! Infatti comincio ad avere gli acciacchini del fumettista sempre seduto. La routine è: sveglia presto, verso le sei. Nelle prime due ore faccio le cose più difficili: la scrittura, le battute soprattutto. Lavoro su un'idea che mi è venuta quando facevo la doccia o camminavo fuori. Le idee vengono quando sei annoiato, non mentre scrolli sul telefonino. Me le segno, poi la mattina cerco di tirarci fuori qualcosa. È la cosa più difficile. Man mano che passa la giornata, mi dedico alle attività più passive: ripassare, colorare, rispondere alle mail, fare call.

Ultimamente ripasso i fumetti in assoluto silenzio perché poi è lì che vengono le idee, quando ti annoi. Come quando eravamo bambini. Uscivamo fuori di casa e pensavamo delle cose incredibili: la noia è fondamentale per ingegnarsi. Purtroppo in questa società non esiste più».

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