Va rifatto il processo a Ignatiuc Vasile, il giovane moldavo che la notte del 18 luglio del 2008, per sfuggire ad un controllo di polizia, attraversò con il rosso a 160 chilometri orari un semaforo di via Nomentana a bordo di un furgone rubato: uno studente di Matera, Rocco Trivigno, morì, sua sorella e il suo fidanzato, che guidava l'utilitaria, rimasero feriti. La Cassazione ha accolto il ricorso della Procura della Corte di Appello che chiede per l'imputato (non si sa nemmeno se in possesso o meno della patente di guida) il ripristino della condanna a 16 anni di reclusione per omicidio volontario, lesioni e ricettazione inflitta in primo grado dalla Corte di Assise di Roma il 6 febbario del 2009. La decisione era stata ribaltata in appello perché i giudici riqualificarono l'originaria imputazione in quella di omicidio colposo «aggravato dalla previsione dell'evento». E Vasile se la cavò con una condanna a otto anni e otto mesi di carcere. La Procura non si rassegnò e fece ricorso in Cassazione: un incidente con quelle modalità doveva essere considerato come un omicidio volontario. Ora gli ermellini aprono uno spiraglio, sostenendo che debba essere rivalutata tutta la dinamica dell'incidente sulla quale i giudici d'appello non si sarebbero soffermati esaustivamente. Da rivedere, sottolinea la Suprema Corte, una serie di fatti rilevati nel corso delle indagini, a partire «dall'assenza di tracce di frenata o di elementi obiettivamente indicativi di deviazione in rapporto al punto di impatto con il mezzo su cui viaggiavano i tre giovani».
Anche il «comportamento serbato dall'imputato dopo la violenta collisione» per i giudici va tenuto in considerazione ai fini della qualificazione del reato: dopo lo scontro, infatti, il giovane moldavo cercò di uscire dal furgone che si era ribaltato sfondando un vetro. Lo fece, però, non per prestare aiuto alle vittime ma per cercare di fuggire.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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