Piove governo ladro!» Osano dirlo Di Pietro e addirittura Rutelli, non hanno maggior ragione e più buon diritto di gridarlo i romani? Allindirizzo dei precedenti governi e della lunghissima amministrazione capitolina targata centrosinistra ovviamente, perché se la capitale affoga è colpa di lor signori. Con laggravante della cinghia di trasmissione sindacale, che ai viali in piena, i sottopassi allagati, le auto e i pedoni travolti dalla furia delle acque, ieri ha aggiunto il carico da novanta dei cortei e del centro paralizzato. Gran bello spettacolo. Passavi sui ponti del Tevere e restavi abbacinato dalla forza della natura pronta a travolgere facilmente arcate e bastioni superbamente eretti sul finir dell800. Poi attraversavi un incrocio, cercavi di raggiungere Piazza Venezia o il Colosseo, e restavi stupefatto per lo spettacolo che un ceto politico sedicente «di sinistra» riesce ad imbastire.
Roma travolta dalle acque e dallo sciopero della Cgil, che benignamente ha esentato i trasporti ma infischiandosene dei cittadini che non potendo tapparsi in casa come pur consigliavano le autorità, eran costretti ad annaspare tra ombrelli, pozzanghere e manifestanti anti-crisi, anche questa causata dal governo in carica, ovviamente. Ed Epifani è tutto contento, si dichiara «soddisfatto» di averne portati 40mila tra lavoratori e studenti a inzupparsi per vie e piazze romane gridando beati: «Questa pioggia non ci fermerà». Una cifra che in giornate normali verrebbe etichettata come clamoroso flop, la madre di tutti i fallimenti, roba da archiviare per sempre gli scioperi generali e far dimettere hic et nunc il segretario generale che lo ha indetto. Ma un numero di persone a intasare strade e piazze che in questi giorni di diluvio universale è umanamente insopportabile, moltiplica per cento il caos dellemergenza naturale.
Naturale, davvero? Emergenza straordinaria? Certo, a memoria duomo non si ricorda una piena così spaventevole del biondo fiume. Ponti chiusi al transito, gli uffici del Coni al Foro Italico sgomberati, barconi strappati agli ormeggi sino a cozzar contro i piloni sotto il Palazzaccio, la periferia trasformata in palude e laguna, 150 interventi dei pompieri nella sola mattinata, alberi divelti. Catastrofe vera e seria, se non di proporzioni bibliche, se persino lamministrazione di Montecitorio sè tanto spaventata da mandare a casa i dipendenti che abitano in quartieri a rischio. Certo, su Roma è caduta più acqua ieri di quanta ne piova mediamente a dicembre, e così è stato il giorno prima, così è da giorni e così sembra che sarà ancora.
Ma questa è una città che ormai vive nellemergenza continua, da sempre Roma si paralizza a ogni acquazzone. Da anni e anni, ogni mattina di pioggia trasforma gli incroci in pantano. È un riveder le foto del Polesine, con le mamme che prendono in braccio i figli, i padri sulle spalle, per attraversare ai semafori e raggiungere la scuola. Perché non cè un tombino che funzioni, son tutti intasati. Da lustri. Non è la novità di questi giorni, è un dramma antico. E lex sindaco Rutelli che fa? Tuona contro il sindaco dal quale è stato battuto denunciandone l«inefficienza» che «non ha precedenti nella storia recente della Capitale». È incredibile e stupefacente, linvettiva del candidato perdente di Veltroni, da riferirne testualmente: «Di fronte agli annunci di maltempo qualsiasi amministrazione comunale avrebbe dovuto prevedere un piano straordinario di pulizia. Parliamo anche di interventi molto semplici, a partire dalle caditoie. Una giunta mediamente efficiente poi avrebbe dovuto intervenire sulla gestione della viabilità. Cerano tante cose da fare. Cosa ha fatto Alemanno? Niente. O meglio ha rivolto un invito ai romani a non usare lautomobile alle 9.40 del mattino quando la città era già paralizzata da ore».
Evviva il piccolo capitano coraggioso. Alemanno è sindaco da solo otto mesi, ma le «caditoie» - come le chiama lesperto Rutelli - dei tombini sono intasate da quindici anni! Rutelli ha fatto il sindaco per otto anni, Veltroni per altri sette. Hanno scialacquato soldi per estati e notti romane, feste del cinema e della porchetta, senza mai curarsi di un tombino o di un bambino che deve andare a scuola non avendo lauto col body guard o papà che gli ha comprato casa a Manhattan dove le fogne funzionano. Non per maramaldeggiare o per arroganza parla Rutelli, ci mancherebbe. Ma con lo stesso candore col quale Veltroni lo rilanciò in pista per la terza volta a primavera, pensando forse che i romani digeriscono tutto e di più.
Che volete possa fare Alemanno? Sin troppo civilmente ha replicato che è «troppo facile» attaccarlo, spiegando di aver già revocato il maxiappalto affidato dalla giunta Veltroni alla ditta incaricata delle pulizie di quelle «caditoie», perché sinora «ha realizzato solo il 2% degli interventi programmati».
Gianni Pennacchi
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