Il ritorno di Trump (e Musk). Tremano nemici e alleati

La vittoria "pazzesca" alle elezioni lo ha incoronato Uomo dell'anno. Rivoluzione su migranti e geopolitica

Il ritorno di Trump (e Musk). Tremano nemici e alleati
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«Isn't this crazy?». «Non è pazzesco?». Le parole con cui Donald Trump salutò gli elettori la notte della vittoria stanno diventando l'immagine di un presidente così «pazzesco» da costringere Time Magazine a nominarlo «Uomo dell'anno» per la seconda volta. Trump, del resto, sta ribaltando tutto. Dai giochi di potere dell'America contemporanea alla geopolitica internazionale. Lo si è visto fin dalle urne. Il candidato destinato, secondo i sondaggi, a venir schiacciato dalla rivolta delle donne infuriate per le sue posizioni sull'aborto ha, nella realtà, sottratto ai Democratici larghe fette di voti femminili. E s'è tirato dietro la più larga percentuale di elettori neri e latini dai tempi di George W. Bush.

Un'autentica rivoluzione spiegata così da «The Donald» in un'intervista allo stesso Time Magazine. «Abbiamo detto cose che erano nella mente delle persone. Penso che i Democratici non l'abbiano ancora capito... Continuano a inseguire le solite vecchie idee insensate. Il Paese era arrabbiato per l'immigrazione, io dicevo 21 milioni, loro molti meno, ma se anche fosse vero è irrilevante. Il problema è che li hanno lasciati entrare». Una verità riconosciuta anche dal New York Times. Una recente inchiesta del quotidiano-bandiera del pensiero anti-trumpiano ammette che gli oltre otto milioni di migranti entrati negli anni della presidenza Biden superano gli arrivi della prima metà del 900 quando milioni di europei cercavano fortuna negli Stati Uniti. La deportazione di tutti gli illegali promessa da Trump come primo atto del proprio mandato minaccia però di spaccare l'America. E innescare uno scontro al calor bianco tra autorità federali e Stati a maggioranza democratica.

Ma il terremoto Trump fa tremare anche il partito Repubblicano. Il Gop - the Great Old Party il «Grande vecchio partito» - mai si era sentito così vecchio e impotente rispetto a un presidente e a un'amministrazione contaminati dal pensiero di un marziano come Elon Musk. La singolare intesa tra il fondatore di Tesla e Trump è esplosa in tutta la sua virulenza non appena i deputati repubblicani, capitanati dallo speaker della Camera Mike Johnson, hanno cercato un accordo con i democratici per evitare lo spettro dello «shutdown» il blocco dei pagamenti federali. Un accordo che la strana coppia Musk-Trump non ha esitato a condannare definendolo «pieno di sprechi» e «un tradimento del nostro Paese». La politica alla fine ha fatto il proprio corso e gli accordi bipartisan hanno avuto la meglio. La frattura è, però, il segnale di quanto devastante possa risultare l'azione di un Musk pronto a trasferire a Washington i metodi di una Silicon Valley dominata dal motto «muoviti in fretta e fai a pezzi le consuetudini».

Un motto che l'«uomo dell'anno» si prepara a trasferire, invece, agli scenari internazionali. Facendo tremare non solo i nemici, ma anche gli alleati. La proposta d'imporre ai membri dell'Alleanza Atlantica l'obbligo d'investire nella Difesa il 5% dei propri bilanci segnala quanto possa diventare dura la contrattazione tra i Paesi europei e il socio di maggioranza della Nato. Mentre i ventilati accordi di pace con la Russia sollevano lo spettro d'una ricostruzione dell'Ucraina destinata a pesare interamente sulle spalle dell'Europa.

Un'Europa già minacciata economicamente dalla spada di Damocle dei nuovi dazi statunitensi. Sul fronte mediorientale la sintonia con Bibi Netanyahu fa temere, invece, che il «domino» della guerra si trasferisca dall'Ucraina a quell'Iran considerato da Trump l'origine di tutti i mali mediorientali.

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