Sandro Rinaldini
da Caorle (Venezia)
Questa volta Unabomber, il folle bombaraolo del Nord Est, studia correnti, maree e venti. E affida il suo messaggio di morte ad una bottiglia, come un Sos di un naufrago, che getta nel fiume Livenza con la speranza che ferisca ancora una volta. E Unabomber ci è riuscito, come tante altre volte dal 1994 ad oggi, a Porto Santa Margherita, sul portocanale del piccolo centro turistico nel comune di Caorle, in provincia di Venezia. Un ragazzo di 28 anni, infermiere professionista, di Mestre, Massimiliano Bozzo, infatti, è ricoverato allospedale di Pordenone dove i medici per tutta la serata di ieri lhanno sottoposto a un lungo intervento per riattaccargli il pollice della mano sinistra, parte dellindice e dellanulare strappati da una carica esplosiva inserita in una bottiglia di vetro chiusa con un tappo di sughero al quale Unabomber ha collegato un innesco a strappo. Ferita anche la ragazza che era con lui, infermiera anche lei, Giorgia Ghezzo, 24 anni, di Spinea, provincia di Venezia. La giovane ha rischiato di perdere ludito ed è stata raggiunta dalla pioggia di schegge di vetro della bottiglia.
Era da poco passato mezzogiorno, ieri mattina, sulla banchina del portocanale di Porto Santa Margherita, quando lincubo di Unabomber torna nel Nord Est. Lui è a terra: la mano sinistra spappolata, ferite al collo, alla coscia destra; piange; lei si regge a malapena in piedi, perde lequilibrio, le cola il sangue dal volto, dal collo, dalle gambe per via dei frammenti di vetro che lhanno investita nonostante fosse ad un metro e mezzo dal suo fidanzato. Il botto fa accorrere tre pescatori che hanno gettato lamo poco lontano e una famiglia di turisti tedeschi che ha dormito nel proprio camper a poche centinaia di metri dal luogo dello scoppio. Subito arrivano i militari della Capitaneria di Porto che hanno la caserma sulla banchine di fronte del portocanale; poi lambulanza del 118, i carabinieri, la Guardia di Finanza. Più tardi atterra anche lelicottero dei Ris in volo da Parma e sgommano le auto della polizia e degli uomini dellUacu, lUnità anticrisi del crimine violento e della Direzione anticrimine centrale a riprova che quella bottiglia esplosiva porta la firma di Unabomber. «Abbiamo molti reperti - dice il colonnello dei Ris di Parma, Luciano Garofano -. È presto per dire qualcosa, adesso dobbiamo solo lavorare». Per il procuratore capo di Venia, Vittorio Borraccetti, «siamo davanti ad una partita a scacchi e non possiamo dire nulla».
Lavorare, indagare per capire come Unabomber, questa volta, abbia confezionato la bottiglia esplosiva. Se, come pare, linnesco e la carica esplosiva sono simili a quelle già usate dal bombarolo del Nord Est, la sua firma è certa. Lunica variante è la bottiglia: mai usata prima, dopo barattoli di cioccolata, tubi, contenitori per le bolle, ovetti-sorpresa, radioline, lumini da cimitero, campanelli, candele votive, pennarelli e via andare con un campionari di oggetti comuni che nelle mani del mostro diventano ordigni di morte. Dal 1994 sono una ventina le persone ferite; lultimo colpo, lo scorso luglio, a Portogruaro, poco lontano da Caorle, dove una donna si trovò una bomba sotto la sella della sua bicicletta.
Ieri, a Caorle, Unabomber voleva colpire le famiglie che, con i primi caldi, scendono lungo largine del portocanale dopo aver parcheggiato nello spiazzale vicino al traghetto che unisce le due rive, e raggiungono la spiaggia. Come hanno fatto Massimiliano e Giorgia verso mezzogiorno. Mano nella mano camminano verso la spiaggia. Lui butta locchio sulle acque del fiume e vede la bottiglia che galleggia e sbatte contro gli scogli. Ha un pezzo di carta allinterno: sembra un messaggio di una naufrago, un caso da novello Robinson Crusoe. Scende sugli scogli, lei gli dice di stare attento che potrebbe scivolare.
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