Rocca Cencia, quante ombre in quell’affidamento alla Urbe Uno

Torniamo a parlare dell’impianto di produzione di Cdr (combustibile da rifiuti) di Rocca Cencia. Nonostante le precisazioni del presidente di Ama Giovanni Hermanin sono tante le domande senza risposta. Innanzitutto il perché dell’affidamento diretto alla società Urbe Uno di Manlio Cerroni. Secondo il decreto amministrativo 163 del 2006 che disciplina gli appalti pubblici, infatti, la trattativa privata con una singola società può esistere solo nel caso di contratti che non superino i 20mila euro. Fino ai 211mila, invece, è possibile indire con bando a inviti (con almeno 5 ditte) una trattativa negoziata. Oltre tale cifra serve invece un bando comunitario, aperto, quindi, a tutte le società dell’Ue.
Da quanto appare nell’offerta presentata da Urbe Uno il valore, per i sei mesi di durata del contratto dovrebbe aggirarsi sui 2.862.000 euro. Una cifra che, dunque, prevederebbe un bando europeo mai però indetto. Da quanto apprende Il Giornale nel cda dell’Ama la decisione di procedere all’assegnazione diretta a Cerroni sarebbe stata giustificata dall’articolo 57 commi B e C del nuovo codice dei contratti pubblici. Il B parla di «ragioni dinatura tecnica o artistica», ma sono tante le società in grado di gestire un impianto del genere; il C di «estrema urgenza risultante da eventi imprevedibili». Ora, il contratto di gestione della Termokimik, scaduto il 31 gennaio, era stato prorogato per quattro mesi. L’Ama, dunque, sapeva perfettamente di dover cambiare il gestore di Rocca Cencia. Eppure convocava il cda che avrebbe preso la decisione solo il 30 maggio fornendo ai consiglieri i documenti appena due ore prima.
Ancora più interessante è leggere l’atto costitutivo della Urbe Uno. Nata il 7 giugno 2005 (e dunque dopo la costruzione di Rocca Cencia, checché ne dica Hermanin; al massimo un apporto alla Termokimik lo diede la Sorain Cecchini sempre di Cerroni) la ditta ha un curioso oggetto sociale. Come fosse un veggente, infatti, Cerroni ha costituito tre anni fa una società che aveva come scopo esclusivo la «gestione dell’impianto di selezione e trattamento dei rifiuti solidi urbani e assimilabili con produzione di combustile derivato dai rifiuti (Cdr) di Rocca Cencia in Roma». Conseguentemente «tale attività comprende il trattamento, il recupero delle materie riutilizzabili, la trasformazione delle frazioni presenti nel rifiuto in prodotti utili e in particolare in energia elettrica, termica e fertilizzanti». Inoltre la Urbe Uno può «commercializzare i prodotti derivati dalle attività sopra elencate, oltre al calore e all’energia». Insomma una coincidenza, o una preveggenza, davvero incredibile da parte del «re delle discariche» Manlio Cerroni.
Da rilevare, poi, una spaccatura all’interno della stessa maggioranza nel cda di Ama. Leggendo il verbale della seduta del 30 maggio (quella su Rocca Cencia appunto), il consigliere Vincenzo Rosselli lamenta, in una mail al presidente Hermanin, che «trattasi di verbale concernente stesso argomento all’ordine del giorno senza la presenza della mia persona. Avendo partecipato e discusso in termini completamente diversi da quanto riportato, Le sarò grato se Ella vorrà erudirmi su quanto sta succedendo».


Il 31 luglio scadrà il contratto di gestione dell’impianto Cdr di via Salaria, infine. Per il momento Ama non se ne sta interessando. Chissà che Cerroni non abbia già pronta una società all’uopo. Il dubbio, a questo punto, è quantomeno legittimo.

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