Rogo nell’autosalone: si segue la pista del racket

Stefano Vladovich

Incendio in un concessionario di auto usate a Lavinio. Un rogo sicuramente di origine dolosa quello che ha danneggiato gravemente otto vetture, fra cui due Mercedes e un Bmw distrutte completamente, in un autosalone all’aperto lungo la via Ardeatina, alle porte di Anzio. L’allarme, scattato nel cuore della notte di venerdì, ha fatto accorrere i mezzi dei vigili del fuoco del distaccamento vicino. Secondo gli esperti del 115 l’ipotesi più accreditata è che qualcuno abbia versato liquido infiammabile e appiccato il rogo. Racket delle estorsioni, una vendetta, concorrenza spietata o una «semplice» intimidazione? Comunque l’ennesimo fascicolo, l’ultima vicenda a dir poco sospetta su cui indagare per il commissariato di Anzio 2. Nonostante il titolare abbia dichiarato di non aver ricevuto alcuna minaccia, per gli inquirenti sembra chiara la pista da seguire e che porta direttamente alla malavita organizzata della zona a Sud di Pomezia. Un territorio, del resto, da sempre scelto dai grandi boss come base per loschi affari. Dai Gallace della ’ndrina di Guardavalle a Nettuno, al padrino dei padrini, Frank Coppola «tre dita», insediato in quel di Ardea. Soprattutto una zona bersagliata da incendi sospetti. Fra gli ultimi, quello che ha raso al suolo il chiosco bar dello stabilimento Lido del Corsaro ad Anzio. Anche qui il concessionario avrebbe raccontato ai carabinieri di via Marconi di non avere nemici tantomeno ricevuto minacce. Altra strada, altro rogo. Il 14 aprile tocca ancora a una Mercedes classe 200, parcheggiata al centro della cittadina portuale. Il 3 giugno la svolta, almeno è ciò che credono gli inquirenti, quando viene arrestato un giovane di Nettuno subito dopo aver dato alle fiamme, in via della Liberazione, una Mercedes classe A, danneggiando anche una Smart e una Fiat Tipo parcheggiate a fianco. Il 30 luglio i piromani del litorale alzano il tiro: nel giro di due ore un intero supermercato, il «Centro Spesa» in via di Santa Barbara, Nettuno, finisce in cenere. Ancora oggi sono oscure le cause esatte del disastro. Fra i fatti più significativi avvenuti negli anni passati, l’attentato al forno «L’angolo del pane» in via Zara, sempre a Nettuno. È il 4 aprile di tre anni fa quando vengono lanciate due bottiglie molotov contro le saracinesche del negozio. Un atto criminale che solo per miracolo non si è trasformato in tragedia: il proprietario, infatti, dopo la chiusura si accorge di aver lasciato il telefono cellulare sopra il bancone. Tornato indietro si trova davanti alle fiamme e, con mezzi di fortuna, riesce a contenere i danni. Un mese dopo è la volta del bar allo stabilimento balneare «Il Musichiere», sulla riviera di ponente.

Il 3 giugno una molotov viene scagliata contro un chiosco sul lungomare Zanardelli. Passano gli anni, i criminali non si fermano: nel giugno dell’anno scorso viene colpita un’agenzia immobiliare in piazza Cavalieri di Vittorio Veneto. La serie continua: bar, ristoranti, negozi di abbigliamento.

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