Sono passate solo poche ore dal sopralluogo del leader della Lega Matteo Salvini nel deposito Atac di via Candoni, alla Magliana. Sul campo rom che confina con la rimessa degli autobus è scesa la notte.
Per un dipendente della municipalizzata dei trasporti è arrivato il momento di tornare a casa. È appena salito a bordo della sua utilitaria quando le grida disperate di una donna lo mettono in allarme. “Hanno ucciso un bambino”, strilla quella voce femminile con tutta la forza che ha in corpo.
All’esterno del campo rom si sono assembrate una decina di persone. Tutto si consuma davanti alla pattuglia della polizia locale che presidia il campo. La dinamica è poco chiara. Il dipendente la filma con il cellulare, mantenendosi per precauzione ad un centinaio di metri di distanza.
Il video è arrivato a Daniele Catalano, consigliere municipale della Lega in XI Municipio che denuncia “l’ennesimo atto criminoso avvenuto dentro al campo nomadi di via Candoni dove al termine di una lite furibonda sembra sia rimasta ferita una donna”.
La vittima, stando a quello che ricostruisce Il Messaggero, sarebbe una donna bosniaca di 40 anni, avvicinata da uno sconosciuto attorno alle 22 e aggredita a scopo di rapina. Una rapina degenerata nel sangue. Sembra infatti che l’aggressore abbia accoltellato la nomade alla gola, lesionandole la trachea.
Contrariamente a quello che si sente urlare nel video girato dal dipendente Atac, nell’agressione non risultano coinvolti minori. La malcapitata per fortuna non è in pericolo di vita.
Un episodio grave. L’ennesimo che si consuma nell’insediamento della Magliana, un ammasso di baracche che ospita circa 700 persone e confina con la rimessa Atac. Noi il mese scorso eravamo stati lì, documentando i difficili rapporti di vicinato tra le due realtà.
Furti e atti vandalici nel vicino deposito sono all’ordine del giorno, e non solo. Al suo interno il campo è sconquassato da faide interetniche: romeni da un lato e bosniaci dall’altro. Tanto che nel corso del nostro sopralluogo, il portavoce della comunità romena, Ion Bambalau, ci aveva confidato: “Nel campo ci sono delle teste calde che infangano la reputazione di noi rom onesti”. “La polizia - aveva continuato - dovrebbe allontanare da qui i soggetti problematici per il bene di tutti. Noi non possiamo dire nulla di più sennò ci scappa il morto”.
Una situazione esplosiva, che va avanti da anni ed a cui nessuno ha ancora posto rimedio. Neppure l’amministrazione pentastellata. Ed è proprio per ricordare alla sindaca di Roma Virginia Raggi la necessità di dare impulso al piano di superamento dei campi rom che il leader della Lega si è presentato in via Candoni, raccogliendo così le centinaia di denunce arrivate dai dipendenti Atac.
“Non penso sia più possibile la convivenza di questo campo in un posto così, qui – ha dichiarato alla stampa il senatore leghista - ci sono lavoratori che vorrebbero semplicemente guidare il proprio autobus, dobbiamo garantirgli sicurezza”. “Questo non è il primo, né sarà l’ultimo campo rom che visito, sperando di chiuderli tutti con il lucchetto”, è il monito che Salvini ha rivolto alla prima cittadina.
L’aggressione è stata subito stigmatizzata dagli esponenti leghisti che ieri hanno preso parte al sopralluogo. “Auspichiamo che questo grave episodio faccia capire alle istituzioni che gli interventi per riportare sicurezza e legalità nella zona non sono più procrastinabili”, commentano Daniele Catalano e il coordinatore locale della Lega Matteo Maione.
Mentre per la consigliera regionale Laura Corrotti “eventi come questo certificano la situazione di pericolo che si è venuta a creare nei campi rom”.
“Una situazione - continua la Corrotti - che mette quotidianamente in pericolo anche gli stessi dipendenti della rimessa Atac che invece vorrebbero solamente lavorare in pace e senza correre rischi per la propria incolumità”.
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